Orban, Lega e Cinquestelle divisi sulle sanzioni: grana per Conte

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Le sanzioni europee contro Viktor Orban spaccano la maggioranza: la Lega ribadisce il suo appoggio al controverso premier ungherese, mentre i Cinque Stelle annunciano il loro voto favorevole alla procedura contro l'Ungheria. A fianco della Lega si schiera Silvio Berlusconi che chiama addirittura lo stesso Orban per assicurargli il suo appoggio. Il voto è previsto per domani, in un clima di incertezza legato ai dubbi del gruppo popolare.

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Tuttavia, lo scontro europeo rischia di diventare una grana seria per il premier Giuseppe Conte. Se l'aula di Strasburgo, domani, dovesse dare infatti il suo via libera alla procedura contro l'Ungheria, l'ultima parola dovrà darla il Consiglio europeo. A quel punto, il nostro governo, quindi Giuseppe Conte, dovrà scegliere se dare ragione alla linea filo- Orban di Salvini o quella contraria di Di Maio. Fonti di Palazzo Chigi prendono tempo, ricordando che comunque bisogna aspettare il voto. Quindi, se e quando la procedura arriverà al Consiglio Ue - concludono le stesse fonti - il governo italiano farà le sue valutazioni. Prudenza anche da parte dei due alleati di governo: malgrado l'oggettiva distanza tra le due posizioni, oggi sia la Lega, sia i Cinque Stelle cercano di smorzare ogni conseguenza dell'evidente strappo. Appena si sono diffuse le prime indiscrezioni di un voto pentastellato contro Orban, Matteo Salvini ha ricordato che quel voto «non costituisce alcun problema».

«Ognuno - ha scandito il ministro dell'Interno - è libero di scegliere cosa fare. La Lega in Europa sceglie per la libertà». Anche i Cinque Stelle diluiscono il significato politico del loro voto contro Budapest, mettendo Orban sullo stesso livello degli altri leader europei. «Per noi - ricordano gli europarlamentari M5s - Orban, Macron, Merkel e Junker sono fatti della stessa pasta. Hanno lasciato sola l'Italia perché non aprono i loro porti e non accettano i ricollocamenti dei migranti. Il M5s è in Europa per difendere gli interessi degli italiani!». Divisi a Bruxelles, ma attenti a smussare ogni spigolo a Roma. Dopo i dissapori dei giorni scorsi, la maggioranza cerca di trovare un punto di equilibrio sulla questione della chiusura domenicale dei negozi. Al termine di una lunga riunione dei suoi esperti economici, la Lega propone la possibilità di stabilire 8 aperture l'anno, anche con l'intesa con le Regioni. Voglia di raggiungere un accordo anche sulla questione della Tap e della Tav. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria spera di trovare un'intesa: «Personalmente spero che si facciano, che il problema si sblocchi, che ci sia una soluzione, anche perché si tratta di grandi collegamenti internazionali», osserva alla Summer School di Confartigianato. Qualche schiarita anche sul fronte ancora aperto della Rai.

Com'è noto, all'interno del centrodestra, nelle settimane scorse s'è registrato un duro braccio di ferro sulla presidenza da affidare a Marcello Foa, fortemente voluta dalla Lega e sinora osteggiata da Forza Italia.
Da giorni le diplomazie dei due partiti sono al lavoro per organizzare un vertice tra Salvini e il Cavaliere per trovare la quadra su questo dossier, assieme alla questione delle candidature unitarie alle regionali. Incontro che sinora non s'è realizzato. Ma nel giorno in cui a Strasburgo Forza Italia vota con la Lega a favore di Orban, Salvini ostenta ottimismo: «Conto di vedere Berlusconi nelle prossime ore perché c'è un'azienda che ha voglia di correre e di crescere. Credo ci sia la possibilità di trovare un accordo».

Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Settembre 2018, 21:08
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