Legge elettorale, Casaleggio chiamò Grillo: l'intesa regge

Legge elettorale, Casaleggio chiamò Grillo: l'intesa regge

di Stefania Piras
L'accordo a quattro sulle legge elettorale regge, ma serve il voto disgiunto secondo il M5S. «Se non passa almeno il disgiunto non so davvero che succede: è il marchio di costituzionalità della legge, ce lo ha detto Felice Besostri» dichiara una parlamentare di peso. Ma il disgiunto permette anche due cose: di rimpolpare di voti le zone in cui i Cinque Stelle non sono forti e, se passa, di intestarsi la vittoria contro un Parlamento di nominati.

Sarebbe anche una specie di voto di preferenza che i più riottosi vorrebbero introdurre. «I riottosi? Sono pochi ma sanno urlare come fossero molti» si lascia sfuggire deluso uno dei negoziatori Andrea Cecconi. Ma i riottosi hanno convinto Beppe Grillo che a Taranto ha pensato a voce alta i loro dubbi: «È una legge che non capisce nessuno».

PREFERENZE
«Non ci sono le preferenze Beppe, un cavallo di battaglia su cui hai messo la faccia tu da sempre», gli hanno detto. Eppure qualcuno la legge l'ha capita benissimo e sono i deputati che hanno trattato in commissione Affari Costituzionali con il preciso mandato dei vertici di fare di tutto per andare al voto con una legge costituzionale. Sono Danilo Toninelli e Andrea Cecconi. I due hanno ricevuto il massimo sostegno di Davide Casaleggio. Quest'ultimo e Grillo hanno avuto un fitto scambio di telefonate nelle ultime quarantotto ore.

Grillo ha esposto i suoi dubbi, Casaleggio ha premuto sull'importanza di mantenere l'accordo a quattro e memore del patto europeo (saltato) con Alde ha deciso di sfidare i malpancisti puntando sulla votazione online, consapevole che il grosso della legge è stato appunto già disegnato e condiviso. E che in aula per inserire «premio, preferenze e voto disgiunto» bisognerà contare sui voti segreti che il M5S per principio non chiede. Ecco perché sul blog di Grillo ieri già si mettevano le mani avanti con tanto di caratteri in grassetto: «Non sappiamo se ce la faremo perché non dipende solo da noi».

La prova del nove che il patto deve andare avanti? Quando ieri si è votato un emendamento di Mdp che introduceva voto disgiunto e preferenze, il M5S si è astenuto con un Toninelli che ha sferzato i suoi e ha fatto balenare in aula il rispetto totale dell'accordo: «Siamo contrari a far cadere tutto e contrari a chi non vuole andare a votare. Ci asterremo. Siamo contro chi vuole affossare la legge!». «Sapete dov'è il problema? - racconta un deputato di stretta osservanza pragmatica e quindi dalla parte di Di Maio e Toninelli - Che una legge perfetta per garantire la rielezione a tutti i nostri colleghi non la si poteva fare, le preferenze non fanno parte di questo modello elettorale».

In Senato però l'astensione vale come voto contrario e lì, così com'è la legge non hanno alcuna intenzione di votarla anche se potrebbero torvarsi a doverla ingoiare. Ci sono un mucchio di note a margine, anche sulle quote di genere: «Non riusciamo nemmeno a rispettarle per le liste amministrative o per fare le giunte, vedi Roma, figuriamoci per il Parlamento!». «Vediamo come sarà il quesito online ma non ci saranno molti margini, saremo obbligati a votarla come ce la proporrà il blog» dice una portavoce in un improvviso bagno di realtà.

Nel frattempo si profilano, timide, all'orizzonte le regole per le ricandidature. Ci sta lavorando il braccio destro di Davide Casaleggio, l'eurodeputato trevigiano M5S David Borrelli. Potrebbe scattare una verifica sul territorio per i parlamentari uscenti. Si pensa pure a un filtro per far passare solo chi ha già avuto esperienze amministrative come consigliere locale e allo stesso tempo sarà lanciata una «campagna acquisti» attraverso l'iscrizione a Rousseau che è già arrivata a contare circa 200 mila aderenti. C'è un'intera galassia di professionisti che si sta mettendo in fila. Alle amministrative c'è stato il deserto, mentre per un giro in Parlamento, prevedono ai piani alti, ci sarà l'assalto.
«Se non arriviamo al 50 per cento è una sconfitta!» grida Grillo dal palco di Trapani riesumando il sogno proibito degli ortodossi che sognano la maggioranza bulgara per non doversi contaminare. Grillo parla anche di Giorgio Napolitano: «Questi fantasmi novantenni che tornano e danno i consigli agli italiani su come dovrebbero comportarsi, quando loro li hanno governati per anni...»
Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Giugno 2017, 09:58
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