Matteo Renzi lascia la guida del partito: "No a inciuci e reggenti, resto fino al nuovo insediamento" Ed è scontro nel Pd

Matteo Renzi lascia la guida del partito: "No a inciuci e reggenti, resto fino al nuovo insediamento" Ed è scontro nel Pd
Ormai è ufficiale: Matteo Renzi si dimette da segretario del Pd dopo "la sconfitta netta" alle elezioni di ieri. Alle 18 l'incontro con la stampa per spiegare il nuovo ruolo e dettare le misure da adottare per il futuro: «Non c'è nessuna fuga. Terminata la fase dell'insediamento del Parlamento e della formazione del governo, io farò un lavoro che mi affascina: il senatore semplice, il senatore di Firenze, Scandicci, Insigna e Impruneta».

«Il nostro posto in questa legislatura è all'opposizione. Lì ci hanno chiesto di stare i cittadini italiani e lì staremo. Il Pd è nato contro i caminetti, non diventerà la stampella di forze antisistema. Si parla spesso di forze responsabili. Saremo responsabili e la nostra responsabilità sarà di stare all'opposizione».

Serve «un congresso che a un certo punto permetta alla leadership di fare ciò per cui è stato eletto. Non un reggente scelto da un 'caminettò, ma un segretario scelto dalle primarie». 
«In questa campagna siamo stati fin troppo tecnici. Simbolo di questa campagna è il contrasto con il collegio di Pesaro. A Pesaro - prosegue Renzi -il centro sinistra ha candidato un ministro che h fatto in lavoro straordinario. Marco Minniti ha saputo cambiare la percezione del problema è la sostanza della soluzione del problema con un lavoro riconosciuto degli avversari. Cos'è accaduto? Il candidato 5stelle Cecconi, quel candidato, scappato dalla campagna è riuscito ad avere la meglio. È ovvio che io lasci la guida del partito democratico». 

«Si riparte dal basso, dal recupero del rapporto con tutte le periferie del nostro territorio, le periferie della quotidianità. Ripartiamo da qui con l'orgoglio di chi in questi cinque anni può dire di avere fatto un lavoro bello, restituiamo le chiavi di casa con una casa molto più in ordine e tenuta bene». Così il segretario del Pd Matteo Renzi parlando al Nazareno. In questi 5 anni «il Pil è aumentato del 4%, i consumi del 5,4%, l'export del 17%, i posti di lavoro di 1 milione, i macchinari del 24%. Siamo orgogliosi di questi risultati e siccome vogliamo bene all'Italia speriamo che coloro i quali sembrano pronti ad assumersi la responsabilità di governare possano fare meglio». «Se ci riusciranno - ha ribadito - faremo il tifo per loro da una forma di opposizione leale e che non accetterà mai di cedere all'odio, mai di pedinare l'avversario o di aggrapparsi alle false notizie». 

«La decisione di Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo». Lo dice il capogruppo Pd Luigi Zanda. «Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide, si danno senza manovre». Serve «collegialità che è l'opposto dei caminetti» e «annunciare le dimissioni e rinviarne l'operatività per continuare a gestire il partito e i passaggi istituzionali delle prossime settimane è impossibile da spiegare».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Marzo 2018, 20:21
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