Pensioni, Boeri choc: «Con quota 100 un debito di 100 miliardi per le future generazioni»

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La quota 100 porterebbe ad un debito di 100 miliardi di euro sulle spalle delle future generazioni. È l'allarme del presidente dell'Inps Tito Boeri, che in un'audizione alla Commissione Lavoro della Camera ha snocciolato numeri decisamente pessimistici sulle ipotesi del Governo Conte riguardo le pensioni.

Per Boeri introdurre nel sistema previdenziale la quota 100 con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi insieme allo stop all'indicizzazione alla speranza di vita per i requisiti contributivi nella pensione anticipata porta a un «incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell'ordine di 100 miliardi». «Non possiamo esimerci - ha detto - dal lanciare un campanello d'allarme». Il sistema previdenziale, per Boeri, è a rischio: «Si aumenta la spesa e si riducono i contributi - spiega - non bastano due giovani neo assunti per pagare la pensione di uno che esce». 

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Parole che hanno fatto infuriare il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini, che ha ribattuto duramente. «Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell'Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni», la risposta piccata di Salvini. «Più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani (che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani) sia uno dei meriti più grandi di questo governo».

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COSTA 8,5 MILIARDI IL PRIMO ANNO. BEFFA PER LE DONNE Inoltre l'introduzione di quota 100 insieme al mancato adeguamento alla speranza di vita dei contributi per la pensione anticipata (che resterebbero fissati anche nel 2019 a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne) ipotizzata dal Governo «costa 8,5 miliardi il primo anno per arrivare nel giro di tre anni a 16 miliardi». «Sono operazioni - ha detto - molto costose». 

Gli interventi, continua Boeri, «sono a vantaggio degli uomini, dei redditi alti e dei lavoratori pubblici e penalizzano fortemente le donne. Sono beffate, spinte ad accettare l'uscita con Opzione donna con un taglio consistente della loro pensione e ora vedono uscire gli uomini in anticipo e con la pensione piena». La platea per quota 100 riguarda per il 90% uomini che potrebbero senza alcuna decurtazione, spiega Boeri: la riapertura di «Opzione donna» è «in stridente contrasto» con le altre ipotesi.


LE PAROLE DI BOERI Le misure sulla quota 100 e sul blocco dell'indicizzazione alla speranza di vita per le pensioni anticipate (i contributi resteranno a 42 anni e 10 mesi anche nel 2019) avvantaggeranno secondo Boeri «soprattutto gli uomini, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico» mentre saranno «penalizzate invece le donne tradite da requisiti contributivi elevati e dall'aver dovuto subire sin qui, con l'opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici, quando ora per lo più gli uomini potranno andare in pensione prima senza alcuna penalizzazione».

«Pesanti - sottolinea il presidente Inps - i sacrifici imposti anche ai giovani su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pensionistico. Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d'allarme riguardo alla scelta di incoraggiare più di 400.000 pensionamenti aggiuntivi proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi. È un'operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso in cui ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro».

Boeri si dice preoccupato anche per l'ipotesi di condono contributivo: «il rischio - avverte - è quello di minare alle basi la solidità del nostro sistema pensionistico. Uscite consentite con un minimo di 38 anni di contributi e 62 di età oppure abolendo l'indicizzazione alla speranza di visita dei requisiti contributivi minimi per la pensione anticipata (a tutte le età) portano ad un incremento dell'ordine di 100 miliardi del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future e, già nel 2021 a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di pil della spesa pensionistica».

«Se lo spirito che anima le proposte qui presentate - conclude - è quello di correggere per quanto possibile le iniquità più stridenti ereditate da chi in passato ha costruito il consenso concedendo privilegi a categorie di elettori, questo stesso principio deve essere applicato anche in avanti, pensando alle generazioni future.
Oggi si è parlato di privilegi. Non vorremmo che un domani qualcuno dovesse considerare il fatto stesso di percepire una pensione come un privilegio».


I NUMERI CHOC Lo stop agli adeguamenti legati all'aspettativa di vita per i requisiti per l'accesso alla pensione, sia di vecchiaia che anticipata potrebbe costare 140 miliardi fino al 2039. Lo dice il presidente dell'Inps, Tito Boeri, a margine di una audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Boeri ha spiegato che i calcoli sono stati fatti tempo fa in vista dell'adeguamento in arrivo per il 2019 (da 66 anni e sette mesi a 67 per la vecchiaia e da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e tre mesi per le pensioni anticipate degli uomini) e che quindi andrebbero riaggiornati. «Si tratta - ha detto riferendosi anche all'intenzione di introdurre quota 100 con 62 anni di età almeno e 38 di contributi - di operazioni molto costose».

PENSIONI D'ORO, RISPARMIO DA 150 MILIONI  Il risparmio che potrebbe arrivare dal disegno di legge sulle pensioni d'oro sarebbe inferiore a 150 milioni e riguarderebbe una platea di circa 30.000 persone. Lo dice il presidente dell'Inps, Tito Boeri in una audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Boeri sottolinea che si raggiungerebbe questa riduzione della spesa pensionistica solo se il taglio sulle pensioni superiori a 90.000 euro annui facesse riferimento all'intero reddito pensionistico e non alle singole pensioni. La riduzione massima sarebbe del 23% mentre quella media sarebbe dell'8%.

Il disegno di legge d'iniziativa dei deputati D'Uva e Molinari - sottolinea Boeri - «potrebbe portare ad una riduzione della spesa pensionistica inferiore ai 150 milioni l'anno. Le correzioni attuariali intervengono su di una platea ristretta (meno di 30.000 persone) e operano, in tre casi su quattro, sulle pensioni di anzianità in essere. Nel 95% dei casi si tratta di uomini. La quota di ex-lavoratori pubblici è superiore a quella dei lavoratori privati sebbene gli ex-pubblici dipendenti rappresentino solo il 18% dei pensionati italiani. La riduzione massima applicata è del 23%, mentre la riduzione media è pari all'8%».

«Il ripristino di quota 100, invece, aggiunge, premia quasi in 9 casi su 10 gli uomini, quasi in un caso su tre persone che hanno un trattamento pensionistico superiore a quello medio degli italiani (e un reddito potenzialmente ancora più alto, se integrato da altre fonti di reddito). Si tratta nel 40% dei casi di dipendenti pubblici che, in un caso su 5, hanno trattamenti superiori ai 35.000 euro all'anno (in più di un caso su 10, superiore ai 40.000 euro)».

Boeri sottolinea che «c'è una sovrapposizione importante fra la platea interessata dalle quote e quella investita dalla correzione attuariale. Solo nel 2019, l'introduzione di quota 100 (62 anni e 38 di contributi) potrebbe interessare circa 4.700 persone con pensioni di importo superiore a 90.000 euro annui e soggette alla correzione attuariale nel caso il ddl 1071 diventasse legge dello Stato. In altre parole, questi lavoratori, da un lato, verrebbero spinti al pensionamento (a volte anche involontariamente), e, dall'altro, si vedrebbero, di lì a poco tempo, tagliare le prestazioni loro appena concesse. Consiglierei perciò vivamente a questa Commissione di esaminare i disegni di legge sottoposti alla nostra attenzione assieme ai provvedimenti che confluiranno nella Legge di Bilancio».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Ottobre 2018, 16:13
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