Un ritorno al passato, non un passo avanti, anche se la sindaca fa sapere che se venisse convocata al nuovo tavolo non mancherebbe l'appuntamento, seppur per dovere istituzionale. Ma convincerla a ripensarci sul tridente appare mission impossibile: il tempo invece ci sarebbe, perché per avere le garanzie nero su bianco indispensabili per far decollare la candidatura la dead line è gennaio, chiarisce il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Così il percorso a ostacoli dell'Italia verso i Giochi invernali del 2026 prosegue.
Il problema resta sempre Torino: Appendino già in giornata aveva ribadito la linea della sostenibilità, perché senza i soldi del governo «è da irresponsabili andare avanti alla cieca». Il vicepremier Luigi Di Maio del resto ha ribadito la posizione pentastellata: «Lo Stato non deve metterci un euro». L'area leghista del governo resta invece più aperta, pur chiudendo alla possibilità che il governo finanzi un progetto che non sia unitario. Insomma Cortina e Milano da sole se vogliono proseguire lo dovranno fare comunque a loro spese.
Ma la candidatura a due appare decisamente meno forte e per questo anche dallo stesso Piemonte insistono per rientrare in gioco: primo fra tutti il governatore Chiamparino che lancia la proposta. «Si riconvochi un tavolo a tre, anche il sindaco del Sestriere è d'accordo: è Giorgetti che lo ha fatto saltare ma ci sono ancora margini». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non si tira indietro: «Sarei l'uomo più felice del mondo se potessi riunire le tre città attorno allo stesso tavolo per riprendere il discorso sulle Olimpiadi - dice -.
«Ma questo può accadere solo se Torino, Milano e Cortina accettano la bozza di protocollo inviata la scorsa settimana sulla loro candidatura unitaria.
Ogni altra strada che volesse l'appoggio del governo non è percorribile». Insomma, la querelle continua e rischia di durare ancora a lungo: perché a Buenos Aires i primi di ottobre il Coni al Cio potrà presentare un progetto «con un impegno che qualcuno le garanzie le fornirà - spiega Malagò -. Una lettera con la candidatura, con queste gare fatte in questi luoghi che sono diversi rispetto a quella precedente. Sappiate che al momento non c'è un Governo che si impegna a dare le garanzie ma lo fa un soggetto diverso e dovrà farlo entro gennaio».
Quello delle Olimpiadi rimane comunque un caso politico, su cui i Cinque Stelle non intendono fare marcia indietro. «Il Coni doveva scegliere tra 3 candidature: siccome sono tre forze politiche diverse il Coni ha detto 'facciamo le Olimpiadi del Nord' e così alla fine si è creato soltanto il caos per un cerchiobbottismo ben noto», l'affondo di Di Maio. Malagò parla di «dovere del Coni di promuovere la candidatura», che al momento è a due (così è stata illustrata a Losanna al Cio nell'incontro informale di ieri). Ma si continua a lavorare per riportare dentro Torino.
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è pronto comunque ad andare avanti anche senza i soldi del governo, che accusa di essere poco lungimirante: «Mi aspetterei da chi governa il Paese consideri un grande evento un buon investimento, non una spesa che toglie soldi ad altri».
Intanto il mondo dello sport di ghiaccio e neve fa quadrato: 'La montagna italiana sta con le Olimpiadi 2026' la campagna lanciata dalla Fisi. Si tratta di un'occasione di visibilità enorme che permetterà alle stazioni sciistiche italiane di farsi conoscere nel mondo e di aumentare così la propria notorietà e attrattiva turistica per gli anni a venire», le parole del presidente Roda. A fare il tifo per l'Italia anche lo zar dei pattini, Evgeni Plushenko, che si schiera per Milano-Cortina. «L'Italia merita un'altra grande Olimpiade. Ricordo i miei primi Giochi a Torino e furono bellissimi, lo auguro di cuore a questo Paes». Che però resta diviso.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Settembre 2018, 22:04
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