LE RICERCHE L'iscrizione al registro degli indagati che sarà formalizzata domani è il primo passo concreto dell'inchiesta ma, contemporaneamente, il segnale che al momento i due presunti assassini non sono stati rintracciati. Fin dalle ore successive alla tragedia, la Squadra mobile aveva ipotizzato che gli autori dell'aggressione si fossero dati alla fuga, probabilmente all'estero, tanto più perché hanno agito a volto scoperto sotto l'occhio delle telecamere che sorvegliano il parcheggio del centro commerciale Primavera dove dormivano gli Halilovic. Proprio le telecamere, infatti, sono state decisive per identificarli. Uno di loro sarebbe stato addirittura ripreso nell'atto di lanciare la bottiglia incendiaria, anche se ci sarebbero alcune testimonianze ad avvalorare i riconoscimenti.
GLI ALTRI ROGHI La procura ora punta ad allargare l'inchiesta agli altri roghi accaduti nelle settimane precedenti e successive a quello di Centocelle. L'ipotesi dei pm, infatti, è che la strage delle ragazze si inserisca in una dinamica più ampia, in un giro di aggressioni e vendette tra famiglie rivali molto probabilmente collegato ad altri crimini e ricatti, forse estorsioni relative all'assegnazione dei container nei campi romani. Per questo motivo, nel fascicolo sul rogo sono stati acquisiti anche gli atti relativi all'incendio accaduto tre giorni dopo quello di Centocelle, nel campo della Barbuta, (zona Appia non lontano da Ciampino), dove risiedono alcuni parenti di Romano Halilovic, il padre delle ragazze, e dove aveva vissuto l'intera famiglia, prima di spostarsi in via Salviati e poi fuggire di nuovo. E' stato lo stesso Halilovic a spiegare agli inquirenti di aver avuto dei problemi all'interno della comunità e di ritenere che l'incendio della sua roulotte sia legati proprio a quei fatti. Del resto, gli Halilovic non avevano parlato neppure coi parenti più stretti della decisione di spostarsi a Centocelle. Dopo la tragedia, alcuni familiari, residenti in altri campi della Capitale, hanno raccontato che la famiglia andava a trovarli di tanto in tanto ma senza mai rivelare dove avesse deciso di sistemare temporaneamente la roulotte per vivere.
Una precauzione che non è bastata ad interrompere la faida. Ora, la preoccupazione dei pm è che le vendette possano continuare.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Maggio 2017, 15:02
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