Governo, aria di crisi. Renzi su Alfano: "Ministro di tutto e non arriva al 5%?"

Governo, aria di crisi. Renzi su Alfano: "Ministro di tutto e non arriva al 5%?"

di Alessandra Severini
Matteo Renzi tira dritto sulla legge elettorale e fa spallucce davanti alle proteste degli alleati di governo. Il nuovo sistema elettorale proporzionale, che piace a Pd, FI e M5s, potrebbe essere approvato alla Camera già i primi giorni di giugno e al Senato entro il 7 luglio. Ma il leader di Ap Alfano, che contesta l'alta soglia di sbarramento, promette battaglia e minaccia di abbandonare la maggioranza. «Assistiamo divertiti a queste dichiarazioni sul potere di ricatto e di veto dei piccoli partiti, ma fin qui i governi li ha fatti cadere Renzi».

Se venisse a mancare l'appoggio dei centristi, la crisi di governo sarebbe dietro l'angolo, a meno di inaspettati aiuti di forze dell'opposizione all'esecutivo Gentiloni. Ma Renzi non sembra preoccupato dall'eventualità di un ritorno anticipato alle urne, magari ad ottobre, e scarica l'alleato insistendo sulla necessità di una soglia di sbarramento al 5%. «Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%, è evidente che non possiamo bloccare tutto» attacca il segretario Pd rispondendo alle accuse di Alfano. Il leader di Ap sta comunque pensando a una strategia per affrontare il voto con un Centro nuovamente riaggregato la cui leadership potrebbe essere affidata a Stefano Parisi. In ogni caso i rapporti fra Renzi e Alfano sembrano ormai deteriorati. Il ministro degli Esteri, infuriato per le parole del segretario Pd dice di non temere la soglia del 5% e quasi minaccia: «Con Matteo ci rivedremo nel prossimo Parlamento».

Ma a mettere a rischio Gentiloni e il suo governo potrebbe essere ancora prima il voto sulla manovra. Ieri infatti il testo è stato approvato con la fiducia alla Camera ma senza i voti degli ex bersaniani che contestano la norma sui voucher. Non ha partecipato al voto anche l'Udc che per la prima volta non ha votato la fiducia al governo. A Montecitorio la maggioranza non aveva problemi di numeri ma quando la manovra arriverà al Senato i voti di Mdp e Udc potrebbero rivelarsi determinanti. Se i ribelli' dovessero uscire dall'aula il governo Gentiloni avrebbe comunque la possibilità di ottenere la fiducia. Diverso il discorso se decidessero di astenersi ufficialmente, poiché al Senato l'astensione vale come voto contrario. 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Giugno 2017, 08:54
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