Terrorismo, tunisino arrestato. Su Fb scriveva: "L'Isis sopravvivrà, distruggere i traditori"

Terrorismo, tunisino arrestato. Su Fb scriveva: "L'Isis sopravvivrà, distruggere i traditori"
Una operazione antiterrorismo coordinata dalla Dda di Bari ha portato all'esecuzione di due diversi provvedimenti nei confronti di due fratelli tunisini residenti a Foggia. Uno di loro è stato sottoposto a fermo per apologia di terrorismo e detenzione di armi. Al fratello, rintracciato a Padova, è stato notificato un decreto di espulsione.

L'indagine della Digos di Bari, in collaborazione con quelle di Foggia e Padova e sotto il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione (Ucigos), è finalizzata a «prevenire e debellare - si legge in una nota della Questura di Bari - il fenomeno dei cosiddetti lupi solitari ispirati dal Daesh».

Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare che entrambi i fratelli erano, via Facebook e con altre chat, in contatto con persone ritenute vicine all'estremismo islamico, condividendo anche sui social network post inneggianti all'Isis. L'inchiesta è stata coordinata dai pm della Dda di Bari Giuseppe Gatti e Lidia Giorgio ed è stata denominata 'Barakaat'. 



SU FACEBOOK: "L'ISIS SOPRAVVIVRÀ" Si chiama Kamel Sadeaoui e ha 34 anni il cittadino di origini tunisine residente a Foggia in carcere su disposizione della Dda di Bari per apologia di terrorismo. Il provvedimento è stato eseguito il 5 maggio scorso. Dalle indagini della Digos è emerso che «avvalendosi di sofisticate tecniche di monitoraggio del web, in particolare dei social media, il cittadino tunisino fosse impegnato in attività di propaganda dello Stato Islamico tramite la pubblicazione su Facebook di video e post di esaltazione delle azioni compiute dalle milizie della stessa formazione terroristica». Il 34enne, inoltre, «era solito accompagnare i documenti di propaganda con la frase 'Lo Stato Islamico sopravvivrà'. Nel medesimo contesto è stato accertato - spiega la Procura di Bari - che l'estremista tunisino, durante una conversazione, aveva esaltato la figura dell'attentatore dei mercatini di Natale di Berlino».



Le indagini, avviate nel 2016 sulla base di segnalazioni dell'Aisi, hanno anche documentato la detenzione illegale da parte dell'indagato di un'arma da fuoco, collegamenti con ambienti legati alla criminalità locale, oltre che contatti sul web con soggetti attestati su posizioni filo-jihadiste. La ritenuta pericolosità del soggetto ha portato gli uomini dell'antiterrorismo a eseguire lo scorso 8 febbraio un provvedimento di fermo. In sede di convalida, però, il gip del Tribunale di Foggia ha convalidato la misura solo per la detenzione dell'arma. L'odierno provvedimento è stato disposto successivamente dal Tribunale del Riesame di Bari che ha accolto l'appello della Dda di Bari che insisteva sulla contestazione di apologia di terrorismo. Lo scorso 13 maggio è stato espulso il fratello 32enne dell'indagato, rintracciato a Foggia. Dalle indagini è emerso che anche lui aveva manifestato nel web posizioni filo-jihadiste. 

"DISTRUGGERE I TRADITORI" «Difendere i fratelli jihadisti» e «distruggere governi traditori», «sgozzare i cani» di chi non aderisce al Daesh e «combattere il diavolo che è presente nel nostro paese» per «riportare la grandezza dell'islam». Sono alcune delle frasi postate e condivise su Facebook dai fratelli tunisini indagati dalla Dda di Bari per apologia di terrorismo, uno dei quali attualmente in carcere e l'altro, rintracciato a Padova, espulso. «Si tratta di lupi solitari che grazie a internet sono in contatto con altri soggetti» ha detto in conferenza stampa il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe. «La difficoltà di queste indagini - ha spiegato Volpe - è capire se in determinate condotte si è andati oltre la libera manifestazione del pensiero. In questo caso alcuni video condivisi sui social network, come quello in cui viene torturato un bambino, servono a fomentare l'odio».

Le indagini, comunque, non hanno evidenziato «nessun progetto di attentato - ha detto il capo della Digos, Michele De Tullio - ma una potenzialità a commettere atti gravi». I pm Giuseppe Gatti e Lidia Giorgio hanno sottolineato che «a concretizzare il pericolo è il rischio di un processo di radicalizzazione immediata dovuto al disagio sociale vissuto da questi soggetti». Il 34enne faceva saltuariamente il bracciante agricolo e viveva a Carapelle dopo aver interrotto i rapporti con la famiglia, mentre il fratello 32enne era un senza fissa dimora disoccupato e dormiva nei pressi della stazione di Padova. 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Maggio 2017, 12:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA