Lo sfogo dell'imprenditore: "Offro lavori e stipendi veri, ma i giovani non si presentano"

"Offro lavori e stipendi veri, ma i giovani non si presentano"
VERONA - Alla faccia della crisi c'è chi rifiuta un posto di lavoro o salta un appuntamento: lo spiega al Corriere della Sera l’imprenditore veronese Cristiano Gaifa, proprietario e fondatore della catena di ristoranti giapponese fusion Zushi, che comprende ventuno locali sparsi per tutto il Nord Italia.

Gli aspiranti dipendenti spesso non si presentano ai colloqui di lavoro accampando le scuse più originali e l'imprenditore di vicende surreali ne ha viste tante perché nella ristorazione c'è sempre bisogno di manodopera. In uno sfogo su Facebook Gaifa ha scritto: "Se sento ancora parlare di disoccupazione giovanile racconto gli ultimi colloqui che abbiamo fatto... I ventenni il problema sembra non lo sentano. Non so come fanno. Anzi, forse un’idea ce l’ho. Temo che abbiano ancora molte sicurezze economiche alle spalle. Ovvero, i genitori".

I posti di lavoro offerti spaziano dal cameriere al direttore. Al momento Gaifa spiega che cerca un vicedirettore con uno stipendio ben superiore alla media e che i colloqui sono stati fallimentari: "Tre interpellati su tre, tutti disoccupati, mi hanno detto 'Ci penso e vi faccio sapere'. Non hanno telefonato nei giorni successivi come d’accordo. Allora li abbiamo richiamati noi. 'No, grazie'".

Non si parla di stage, ma di contratti veri e propri ai quali sembrano più interessati gli stranieri degli italiani: "Sa qual è la proporzione tra italiani e non italiani? Due a uno. Per ogni curriculum che ricevo di connazionali, ne ho almeno due di altri... Abbiamo solo non italiani, ma ci sono delle mansioni per le quali è richiesta una competenza linguistica molto buona. Tutti i lavori a contatto con il pubblico, insomma. E’ lì che abbiamo richiesta, ma manca la domanda. O per lo meno quella dei ventenni. Per i più anziani è diverso, lì c’è richiesta. Magari perché hanno una famiglia da mantenere, o sono divorziati e hanno il mutuo".

"L’ultimo che ho incontrato, anche lui disoccupato, quando gli ho detto che avrebbe cominciato la settimana successiva mi ha risposto: 'eh, ma avevo prenotato una vacanza'. Con un altro, un veronese, è andata anche peggio. Ci ha chiesto dov’è il ristorante: a Borgo Trento. 'Troppo lontano, abito a Borgo Milano', ci ha detto. Neanche un chilometro di distanza, capisce? Alcuni vengono a colloquio con la fidanzata, o il fidanzato, e dobbiamo spiegare che è un colloquio individuale. E poi, c’è la ragazza della casa, sui trent’anni, alla prima esperienza lavorativa. La sera prima di cominciare ha chiamato in ristorante. 'Mi spiace, non vengo più, papà mi ha regalato una casa e per i prossimi mesi dovrò arredarla'”. 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Febbraio 2017, 14:47
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