Yara, Bossetti: "Quel furgone non ​è
il mio per almeno due motivi"-Foto

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"Quel furgone non è il mio": Massimo Bossetti, il muratore accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, ha risposto così alla domanda dai giudici della corte d'assise di Bergamo, ribadendo che il mezzo ripreso dalle telecamere di sicurezza di aziende nei pressi della palestra da cui scomparve la tredicenne non sarebbe il suo. Questo sulla scorta di differenze «morfologiche» tra il suo mezzo e quello ripreso. Bossetti, guardando le fotografie e la comparazione tra i mezzi fatta dagli investigatori, ha sottolineato che «sulla base della mia visione» il cavalletto posteriore posto a protezione della cabina del suo Fiat Daily è «più basso» di quello del furgone ripreso. Altro particolare, a suo dire, è il fatto che una cassetta posta in basso a sinistra nel cassone differisce da quella del suo perché «è doppia».
 


LA FIGURINE La difesa di Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha mostrato in aula alcune raccolte di fotografie, fatte avere dalla moglie di Bossetti, Marita Comi, che il muratore raccontò d'essere solito acquistare tutte le sere, per i suoi bambini, mentre tornava dal lavoro. Si tratta di 10 album, e alcune raccolte che il carpentiere di Mapello ha riconosciuto. «E ce ne sono molte altre - ha detto Bossetti - qualche volta lasciavo anche il numero di telefono e gli edicolanti mi chiamavano perché io potessi completarle». Nelle scorse udienze, tre edicolanti in aula avevano sostenuto di non riconoscere Bossetti come cliente abituale, mentre il muratore, per spiegare i suoi frequenti passaggi da Brembate, aveva raccontato che era solito comperare figurine per i propri figli. Quando era stato sottolineato come gli edicolanti non l'avessero riconosciuto come abituale frequentatore, Bossetti aveva affermato: «Mentono».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Marzo 2016, 15:18
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