Terrorismo, l'Intelligence: Italia sempre
più esposta, rischio giovani jihadisti Isis
I servizi valutano «con estrema attenzione i crescenti segnali di consenso verso l'ideologia jihadista emersi nei circuiti radicali on-line, frequentati da soggetti residenti in Italia o italofoni: si tratta di individui anche molto giovani, generalmente privi di uno specifico background, permeabili ad opinioni 'di cordatà o all'influenza di figure carismatiche e resi più recettivi al 'credò jihadista da crisi identitarie, condizioni di emarginazione e visioni paranoiche delle regole sociali, talora frutto della frequentazione di ambienti della micro delinquenza, dello spaccio e delle carceri».
Il fenomeno è confermato dalla diffusione di testi tradotti in italiano nei quali si esortano i 'lupi solitari' a colpire. Accanto alle 'giovani leve', non vanno dimenticati «i rischi derivanti dalla generazione di estremisti della 'prima ora', già facenti parte di reti di supporto logistico/finanziario al jihad smantellate tra i secondi anni '90 e primi 2000, che - sfuggiti all'azione di contrasto o tornati in libertà dopo un periodo di detenzione - potrebbero sentirsi nuovamente 'chiamati alla causa' ed attivarsi direttamente o fornendo assistenza a emissari provenienti dall'estero».
Occhio anche ai «contesti parentali e amicali, all'interno dei quali sono tuttora mantenuti rapporti con estremisti espulsi dall'Italia o con foreign fighters intenzionati a reclutare nuovi adepti», così come agli ex combattenti libici giunti nel tempo in Italia anche per cure mediche, nonchè agli «ambienti carcerari, ove i detenuti per reati comuni sembrerebbero i più vulnerabili a percorsi di radicalizzazione ideologico-religiosa».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Marzo 2016, 17:58
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