In realtà, per gli inquirenti, il chirurgo dem si sarebbe seduto al tavolo con amici e parenti, comprese la moglie e la madre, spendendo circa 12mila e 700 euro. I reati contestati a Marino sono falso e peculato, per la vicenda degli scontrini, e truffa, in relazione ai compensi per alcuni collaboratori fittizi della Onlus Imagine, da lui fondata.
Dopo l'assoluzione in primo grado, il pg aveva chiesto in appello la condanna dell'ex sindaco per lo "scontrino gate" e la conferma dell'assoluzione per la contestazione di truffa. “Mai nella mia vita e nelle mie funzioni ho utilizzato denaro pubblico per motivi personali”, aveva detto Marino nel corso della scorsa udienza. Circostanza ribadita anche oggi di fronte ai giudici.
«La Corte di Appello di Roma oggi condanna l'intera attività di rappresentanza del Sindaco della Città Eterna».
Così l'ex sindaco Pd di Roma Ignazio Marino. «In pratica i giudici sostengono che in 28 mesi di attività, il Sindaco non abbia mai organizzato cene di rappresentanza ma solo incontri privati. Un dato che contrasta con la più ovvia realtà e la logica più elementare - dice Marino -. Non posso non pensare che si tratti di una sentenza dal sapore politico proprio nel momento in cui si avvicinano due importanti scadenze elettorali per il Paese e per la Regione Lazio».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Gennaio 2018, 20:09
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