Rigopiano, l'accusa all'ex prefetto: «Ha ostacolato le indagini e occultato delle prove»

Rigopiano, l'accusa all'ex prefetto: «Ha ostacolato le indagini e occultato delle prove»

di Alessia Strinati
Una telefonata che avrebbe gettato imbarazzo e che, per questo motivo, è stata nascosta dai documenti ufficiali. La tragedia di Rigopiano continua a far parlare, e a distanza di qualche tempo, spunta un presunto illecito da parte della Prefettura che avrebbe omesso una telefonata, ignorata, in cui si poteva presagire quello che sarebbe stato poi il dramma che ha segnato intere famiglie.

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L’ex prefetto Francesco Provolo, i due vice, e quattro funzionari, sono indagati anche per depistaggio e frode processuale, dopo che la telefonata è venuta alla scoperto. Nella telefonata dall'Hotel di Rigopiano veniva fatta richiesta di aiuto, richiesta ignorata che ha poi dato origine alla tragedia e, come se non bastasse, sarebbe poi stata nascosta negli atti ufficiali. A chiamare la prefettura fu il cameriere Gabriele D’Angelo, deceduto nella disgrazia con altre 28 persone, non si sa cosa fu detto, ma si è riusciti a risalire alla durata della telefonata. Presumibilmente potrebbe aver chiesto aiuto, visto che nella stessa giornata avrebbe chiamato la Croce Rossa del comune di Penne.

L'uomo voleva segnalare l'assenza di turbine che pulissero la strada, in pratica chi si trovava in albergo era rimasto prigioniero, ma nessuno pare avesse ascoltato le loro rischieste di aiuto. Per mesi di questa telefonata non c'è stata traccia, fino a quando non sono stati tracciati i tabulati telefonici di D'Angelo. La controprova c'è stata con un'altra registrazione in cui i carabinieri, contattati da un altro ristoratore, chiedono alla prefettura chiarimenti e viene risposto loro che a Rigopiano è già stato messo a punto un intervento. Di fatto però nessuno quel giorno fece nulla e a pagarne le conseguenze sono stati dei poveri innocenti. 
Ultimo aggiornamento: Sabato 29 Dicembre 2018, 10:25
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