Minorenni picchiate a pugni e cinghiate: «Una era incinta, bimbo in vendita a 28mila euro». L'incubo di tre ragazzine

Minorenni picchiate a pugni e cinghiate: «Una era incinta, bimbo in vendita a 28mila euro». L'incubo di tre ragazzine
Una storia terribile di prostituzione minorile in un campo nomadi, finita, si spera, con l'arresto di sei persone. L'orrore è ambientato nel foggiano, a San Severo, dove sei cittadini romeni di etnia Rom sono stati sottoposti a fermo nell'ambito di un'operazione della Polizia di Stato: i sei sono ritenuti responsabili di aver fatto prostituire e ridotto in uno stato di servitù giovani ragazze minorenni e dovranno rispondere di riduzione e mantenimento in stato di servitù, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona di giovani ragazze minorenni.

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LE VITTIME SONO TRE RAGAZZINE I fatti contestati dai pm Simona Filoni e Caterina Lombardo Pijola risalgono al periodo compreso tra marzo e settembre 2018 e i provvedimenti sono stati emessi dalla Direzione Distrettuale di Bari e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Bari. Le vittime sono tre ragazze tra i 16 e i 17 anni, una delle quali incinta al settimo mese: i sei fermati sono una coppia, i loro tre figli (due dei quali minorenni) e una 26enne, compagna di uno dei ragazzi.

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PESTATE CON CALCI PUGNI E CINGHIATE Una delle vittime sarebbe stata pestata con calci, pugni e persino cinghiate dai romeni arrestati. L'indagine nasce dalla fuga di una delle tre ragazzine, avvenuta nella notte del 3 settembre scorso dal campo rom di Via San Severo, «riuscita a fuggire - spiegano gli inquirenti - dopo essere stata selvaggiamente pestata con calci, pugni, schiaffi e cinghiate, sferrati in ogni parte del corpo, sulla faccia, sulla pancia e dietro la schiena, nonché trascinata per i capelli, facendola strisciare per terra, all'interno della baracca nella quale veniva segregata, da uno dei fermati».

BIMBO IN VENDITA A 28MILA EURO Gli aguzzini volevano vendere il bambino che una delle minorenni portava in grembo, e volevano farlo per una cifra intorno ai 28mila euro, è emerso dalle indagini della magistratura barese ordinaria e minorile. Una delle persone finite oggi in carcere avrebbe proposto agli altri «la possibilità di vendere il nascituro ad un soggetto da lei conosciuto per la somma di 28mila euro». Le indagini hanno consentito di accertare «come fosse prassi consolidata - spiegano gli inquirenti - quella di costringere le minori a prostituirsi anche durante la gravidanza e, davanti al rifiuto opposto dalle vittime, le stesse venivano percosse senza pietà dai rispettivi fermati preposti al loro controllo».

In una nota della Procura di Bari si parla di «una delle nuove forme di 'schiavitù moderna', costituita dalla riduzione e dal mantenimento in stato di schiavitù di giovani straniere, per lo più sole e non in contatto con la famiglia, tutte minorenni da adibire al mercato della prostituzione, direttamente controllato dagli stessi fermati». In due mesi di indagini sono state raccolti i racconti delle vittime, fatti riconoscimenti fotografici, sopralluoghi, accertamenti tecnici su telefoni e social network, scoprendo «uno spaccato di cui si ignorava l'esistenza nel nostro territorio».

«Le condotte dei fermati - dicono gli inquirenti - sono connotate da allarmante gravità, attesa la loro efferatezza e il disprezzo per la vita umana dimostrati dagli indagati, soprattutto in danno di giovani vittime minorenni e dei nascituri che portavano in grembo; gli stessi hanno, pertanto, dimostrato una totale indifferenza per le condizioni di particolare fragilità delle vittime e di non possedere il benché minimo sentimento di pietà verso le stesse».

SEGREGATE NELLE BARACCHE Nessuna delle minorenni vittime poteva scappare dal campo nomadi, essendo controllate 24 ore al giorno, private dei cellulari e dei documenti. A quanto si apprende dall'indagine della magistratura barese, le ragazze - tre quelle identificate ma potrebbero essere di più - venivano segregate nelle baracche, continuamente picchiate perché non tentassero di fuggire e non parlassero con qualcuno. Quando si spostavano per raggiungere le strade dove venivano accompagnate in auto, fornite di preservativi e costrette a prostituirsi, erano controllate costantemente con alcuni degli aguzzini nascosti tra i cespugli.

I fermati «ponevano in essere le loro condotte - spiegano i pm - non solo con il costante e brutale impiego della violenza e delle minacce, ma anche approfittando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica delle vittime connesse alla loro minore età e alla loro condizione di cittadine straniere, sole sul territorio italiano e prive di qualcuno che reclamasse la loro scomparsa e per di più senza mezzi».

Le indagini hanno accertato che il capo famiglia gestiva l'intero giro, intascando almeno la metà dei proventi della attività di prostituzione, la cui organizzazione logistica era delegata ai figli e alle donne della famiglia. «Quella di oggi - dice la Procura - costituisce una delle prime e più importanti operazioni della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari in materia di riduzione e mantenimento in stato di schiavitù e di sequestro di persona consumati ai danni di giovani minorenni da destinare al mercato della prostituzione, nonché segna l'inizio di una serie di attività finalizzate al contrasto di un fenomeno tragicamente allarmante e dilagante».

GLI ABITANTI DEL CAMPO: TUTTO FALSO, SONO BRAVE PERSONE «Non è vero che tenevano segregate in casa le ragazze. Sono tutte bugie». Lo dice all'ANSA un cittadino di nazionalità romena che risiede da anni nel campo nomadi di via San Severo. Tre sarebbero le vittime accertate dagli inquirenti, tutte minorenni, due delle quali - secondo fonti investigative - risulterebbero ancora irreperibili. «Oggi la polizia è venuta ad arrestare i nostri vicini di casa. - ha detto l'uomo all'ANSA - Ma loro sono tutte brave persone. Non è vero nulla. Non abbiamo mai visto niente». Dello stesso avviso una donna romena che vive nella baracca accanto a quella degli indagati. «Sono bravi. Li conoscevo bene. Lavorano nei campi - dice - nella raccolta di asparagi, pomodori e olive. Noi lavoriamo tutto il giorno per guadagnare soldi per il cibo».

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Dicembre 2018, 15:29
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