Aldo Moro, la mostra alla Camera. Il curatore: «Ucciso due volte. Mistero dopo 40 anni, una sconfitta per tutti»

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di James Perugia
«Con le loro foto le Br hanno ucciso Aldo Moro due volte. Con questa mostra fotografica vogliamo far vedere che esiste anche un'altra faccia della stessa persona». Sono le parole del fotoreporter Giovanni Currado, curatore della mostra Aldo Moro: Memoria, politica e democrazia, dall'8 al 16 novembre alla Camera dei deputati. Le foto ripercorrono la vita politica del presidente della Dc ucciso dalle Br. Sono state scattate dal decano dei fotografi romani Carlo Riccardi, dal figlio Maurizio e da Maurizio Piccirilli, autore delle foto del cadavere di Moro in via Caetani.
Currado, che ruolo hanno avuto le fotografie nel rapimento e nell'omicidio di Moro?
«Attraverso due scatti le Br hanno cancellato una persona».
Non hanno cancellato solo l'uomo.
«No, anche quello che rappresentava: la ricerca di un dialogo tra le diverse fazioni politiche».
Cosa hanno significato quelle foto per l'immaginario collettivo di una nazione?
«Un'idea di sconfitta dello stato e di tutti quelli che credono nella democrazia. Pensare che a 40 anni da quell'evento non si riesca ancora a far piena luce su quello che è successo, continua a far vivere quella sconfitta».
Che immagini vedremo dell'altro Aldo Moro alla mostra?
«Una delle foto che mi piacciono di più è quella in cui ci sono lui e Zaccagnini, al congresso della Dc, che sorridono. Un sorriso liberatorio».
Dall'analisi dei rullini emergono particolari interessanti?
«Da quando abbiamo cominciato a studiare queste foto in tanti ci chiamano per chiederci se si vedono nuovi dettagli, auto, persone».
Le zone d'ombra rimangono tante.
«I colpevoli sono stati tutti arrestati, ma a distanza di 40 anni ancora continuano ad emergere piccoli particolari che se incrociati tra di loro sembrano poter assumere forme ambigue, per gli apparati dello stato e per l'integrità della democrazia in quei giorni».

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Novembre 2018, 14:54
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