Raffaele Perinelli, calciatore figlio di camorrista, morto accoltellato a Napoli. L'assassino si costituisce: «Mi sono rovinato la vita»

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di Leandro Del Gaudio
Si è costituito nella notte ed ha ammesso di aver ucciso Raffaele Perinelli al termine di un litigio nato per banali motivi. Si chiama a A.G., ha 31 anni ed è un venditore ambulante incensurato, che abita a Miano, lo stesso quartiere del 21 enne promessa del calcio locale colpito a morte da una coltellata al petto.

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Assistito dal suo penalista di fiducia, l’avvocato Rocco Maria Spina, A.G. ha bussato alla porta dei carabinieri di Casoria ed ha poi sostenuto nel corso della notte un lungo interrogatorio del pm Anna Frasca: “Ho rovinato la vita di quel ragazzo, ma anche la mia. Tra noi due c’era stato un litigio appena una settimana fa, ma per banali motivi, all’esterno di un locale notturno. Sette giorni fa - ha spiegato - gli avevo consigliato di non intromettersi in una lite e ci eravamo azzuffati. Abitavamo nello stesso quartiere e siamo venuti alle mani”.
 
 


Poi il litigio di sabato notte, il secondo atto: Raffale Perinelli è in sella al suo scooter, quando incrocia l’auto di A.G. Spiega l’aggressore: “Negli ultimi giorni mi ero munito di un coltello perché avevo paura di incontrarlo e quando è nata la colluttazione ho deciso di impugnare l’arma. Così è nata la lite al termine del quale l’ho colpito al petto. Ora ho distrutto la vita di quel ragazzo ma anche la mia”.
Ultimo aggiornamento: Domenica 7 Ottobre 2018, 15:28
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