Lidia Macchi uccisa con 29 coltellate, l'ex compagno di scuola condannato all'ergastolo 31 anni dopo

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di Simone Pierini
Cala il sipario sul delitto Macchi. I giudici della Corte d'assise di Varese hanno condannato all'ergastolo Stefano Binda, unico imputato per l'omicidio di Lidia Macchi, la studentessa trovata uccisa con 29 coltellate nel gennaio del 1987 in un bosco a Cittiglio, nel Varesotto.

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I giudici della Corte d'assise di Varese, dopo circa quattro ore di camera di consiglio, hanno inflitto l'ergastolo a Binda escludendo l'aggravante dei motivi futili e abbietti condannandolo, invece, per quella della crudeltà. Binda, ex compagno di scuola della vittima,  dopo la lettura della sentenza, ha rivolto lo sguardo verso qualcuno tra il pubblico con aria sbigottita.



PG, "VITTORIA DI CHI HA VOLUTO VERITÀ" È «un giorno di sollievo, perché finalmente è stata stabilità una verità processuale che corrisponde a quella storica». Il sostituto pg Gemma Gualdi, dopo la condanna all'ergastolo di Stefano Binda per l'omicidio della studentessa Lidia Macchi, spiega che «è un giorno di dolore per tutti, famigliari della vittima ma anche per colpevole, ma è un affermazione dello Stato e di tutte le persone che hanno voluto la verità e che fanno parte di questo Stato».

MAMMA LIDIA, "NON MERITAVA MORTE COSÌ" «Da una parte sono contenta, dall'altra penso a una mamma che si trova con un figlio in una situazione così, io l'ho persa ma anche lei». Sono le parole di Paola Bettoni, mamma di Lidia Macchi, subito dopo la lettura della sentenza in aula a Varese, dove la Corte D'Assise ha condannato Stefano Binda all'ergastolo per l'omicidio della studentessa varesina. Bettoni, visibilmente scossa dopo la lettura del dispositivo, sorretta dal figlio Alberto, ha aggiunto «Lidia non meritava un morte così».

«Scusatemi non ce la faccio», ha poi detto ai cronisti la mamma di Lidia Macchi che poi si è seduta e ha atteso qualche minuto prima di trovare la forza di parlare. «Ho sempre chiesto il colpevole, non un colpevole a caso. Dopo quello che è venuto fuori durante il processo, penso che sia lui», ha detto rispondendo alla domanda «è convinta sia lui il responsabile?». «Spero si siano chiarite un pò le cose, perché una ragazza come Lidia non poteva morire in questo modo». Una volta fuori dal tribunale, tra le braccia di suo figlio Alberto e sorretta dall'avvocato di famiglia Daniele Pizzi, la donna è scoppiata in lacrime.

AVVOCATO FAMIGLIA, "SENTENZA ATTESA PER LIDIA" «Dopo trent'anni si aspettava una sentenza, penso sia giusto innanzitutto per Lidia, per i suoi familiari e per chi ha avuto modo di conoscerla». È quanto ha dichiarato l'avvocato della famiglia Macchi Daniele Pizzi, dopo la sentenza di condanna all'ergastolo per Stefano Binda. «Aspettiamo la motivazione della sentenza - ha aggiunto - per capire che ricostruzione ha dato la Corte. Direi che resta la sofferenza di una persona che non c'è più e quella di una persona condannata al carcere a vita, sebbene in forma non definitiva. Però ritengo che questo momento fosse doveroso per Lidia».
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Aprile 2018, 15:49
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