Finito con un colpo in testa, esecuzione per Alessandro Neri

Finito con un colpo in testa, esecuzione per Alessandro Neri

di Alessandra Di Filippo
Quella di Alessandro Neri è stata una vera e propria esecuzione. La conferma arriva dall'autopsia, eseguita sabato dal medico legale Cristian D'Ovidio su disposizione del pm Valentina D'Agostino. Il ragazzo di 28 anni di Spoltore, trovato senza vita giovedì scorso a fosso Vallelunga, vicino al cimitero di San Silvestro, è stato ucciso con ben due colpi esplosi a distanza ravvicinata da un'arma di piccolo calibro. Due colpi, di cui quello letale alla testa, nella parte superiore. Come riferito dal comandante provinciale dei carabinieri Marco Riscaldati era conficcato nella calotta cranica. «E' stato recuperato – ha spiegato il colonnello Riscaldati – ed è stato affidato all'esame dei carabinieri del Ris di Roma». L'altro colpo, quello non mortale, ha attinto il giovane all'emitorace sinistro. Il killer quindi prima ha puntato l'arma contro il petto del giovane, gli ha sparato, e poi l'ha finito con il colpo alla testa.



Sempre dall'autopsia, non sarebbero emersi segni di colluttazione. I lividi trovati sul volto potrebbero essere la conseguenza dell'emorragia provocata dal colpo di grazia al capo. Non quindi un omicidio d'impeto. Per l'assassino, Alessandro doveva morire. Da capire ora, e lo stanno facendo i carabinieri del nucleo investigativo con l'apporto dei Ris, se è stato ammazzato a fosso Vallelunga dove è stato ritrovato con le gambe nell'acqua e il corpo adagiato fra gli arbusti della sponda del torrente o se sia stato portato in quel posto successivamente. Ma soprattutto si sta cercando di capire perchè. Anche ieri il colonnello Riscaldati ha ribadito che non c'è al momento una pista privilegiata. Si continua pertanto a scavare nella vita del giovane, da tutti descritto come un bravo ragazzo, e della sua famiglia. Sentiti e risentiti amici e parenti. Due comunque le ipotesi maggiormente tenute in considerazione. Ossia la faida familiare e il giro di droga o anche di usura in cui può essere finito. Alla faida, ad un regolamento di conti legato ad interessi familiari, credono anche alcune persone vicino alla famiglia stessa. Interessi che partono dal Venezuela, dove il nonno materno di Alessandro, Gaetano Lamaletta, ha accumulato un patrimonio e arrivano in Abruzzo, dove sempre nonno Gaetano ha creato un'azienda vitivinicola: Il Feuduccio. Azienda in cui il ragazzo e la mamma Laura hanno lavorato per diverso tempo, ma da cui sono stati poi estromessi.

Insomma, interessi e contrasti vari patrimoniali. Non si esclude però neppure che la vittima, sempre disponibile e amico di tutti, sia entrato in qualche giro strano e pericoloso, droga appunto o usura. Elementi utili a capire e ricostruire cosa sia successo al ragazzo, si spera possano arrivare dagli accertamenti che i Ris stanno conducendo sia sulla sua auto, la Fiat 500 cabrio di colore rosso, trovata parcheggiata mercoledì mattina in via Mazzini, che su tracce ed altri elementi trovati a fosso Vallelunga, nel corso dei vari sopralluoghi effettuati dai carabinieri del comando provinciale. Riscaldati ha sottolineato che la vittima non aveva addosso le chiavi dell'auto, non aveva il portafogli, ma solo perché non era solito farne uso. Aveva invece il telefonino, su cui sono state avviate subito indagini. In particolare si sta lavorando sui tabulati del per cercare di ricostruire le ultime ore prima della sparizione.
Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Marzo 2018, 12:09
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