Stupro delle due studentesse, il carabiniere accusa il collega: "Ho fatto quello che diceva lui"

Stupro delle due studentesse, il carabiniere accusa il collega: "Ho fatto quello che diceva lui"

di Cristiana Mangani
FIRENZE. E ora, nel tentativo di cercare una via per la salvezza, i carabinieri accusati di violenza sessuale sulle ragazze americane, si dividono. Pietro Costa, 32 anni, il più giovane dei due, interrogato dalla pm di Firenze Ornella Galeotti, ha raccontato la sua verità. Poi si è soffermato sui ruoli e le dinamiche tra superiore e sottoposto, e ha tirato dentro il capo pattuglia Marco Camuffo, 50 anni, da venti nell'Arma. «Era il mio capo, mi ha coinvolto lui, come facevo a dirgli di no?».

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Costa gioca la carta del timore reverenziale, prova a spiegare al magistrato che non sapeva come sottrarsi. Anche se ammette il rapporto sessuale, ma insiste sul fatto che la diciannovenne che lo accusa, era consenziente. «Ci hanno invitato loro a salire», afferma, seduto accanto al suo avvocato Andrea Gallori. Poi aggiunge un particolare: «Quello che dico è confermato anche dal fatto che la ragazza mi ha dato il suo numero di telefono. Vi pare possibile che me lo avrebbe dato se la avessi appena violentata?».
 


Per saperne di più su questo particolare bisognerà aspettare i tabulati telefonici, anche se forse sarebbe bastato controllare i cellulari di Costa e Camuffo per avere una conferma. Ma non sono stati sequestrati, così come le divise che i due militari indossavano quella sera. La questione, quindi, si giocherà molto sulla lucidità e sulle condizioni in cui si trovavano le ragazze al momento dell'aggressione. Fino a che punto fossero stordite, o avessero bevuto.

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Ieri, intanto, sono arrivati in Procura i primi risultati scientifici. Ed è stato accertato che le studentesse, a distanza di quatto ore dalla violenza avevano ancora nell'organismo «una rilevante quantità» di alcol sopra la norma, considerando come riferimento il livello tollerato per chi si mette alla guida. Una più dell'altra. Si tratta di un primo riscontro che, come ha spiegato il procuratore capo Giuseppe Creazzo, non è sufficiente tuttavia a stabilire se fossero ubriache e in che misura non fossero lucide quando hanno incontrato i due carabinieri fuori dalla discoteca.

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Un dato importante, visto che su questo aspetto si giocherà molto della difesa dei due indagati. Ed è la ragione per cui la Procura ha incaricato un consulente che dovrà stabilire, con i dati rilevati dagli esami dell'alcoltest, il livello di ubriachezza al momento del rapporto sessuale. 
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Settembre 2017, 18:20