Macron: «Rischiamo una guerra civile Ue. Basta con egoismi»

Macron: «Rischiamo una guerra civile Ue Con i raid in Siria abbiamo salvato l'onore mondiale»
Il presidente francese Emmanuel Macron ha una ambizione: "rifondare l'Europa". E non ha usato mezzi termini oggi rivolgendosi per la prima volta ai deputati europei riuniti a Strasburgo, con un discorso che aveva come principale obiettivo quello di mobilitare l'Unione tutta. «Non possiamo far finta di essere in un tempo normale, c’è un dubbio che attraversa molti dei nostri Paesi europei sull’Europa, una sorta di guerra civile europea sta emergendo: stanno venendo a galla i nostri egoismi nazionali e il fascino illiberale», parole forti quelle di Macron che ha parlato alla plenaria del Parlamento europeo. Ha illustrato la sua visione della politica europea incentrando il suo discorso sulla necessità di rifondare l’Unione facendo prevalere gli interessi comuni, anziché i nazionalismi che creano divisioni. Il presidente francese ha poi toccato tutti i temi caldi, dai migranti la futuro dell'Europa, dalla crisi siriana alla Brexit. 

LA SIRIA - I raid in Siria di Francia, Usa e Gb, hanno «salvato l'onore della comunità internazionale». Con queste parole il presidente francese Emmanuel Macron ha difeso il suo intervento in Siria oggi alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo.

L'IMMIGRAZIONE - «Uno dei nodi irrisolti che scatenano gli egoismi nazionali è sicuramente quello dell’accoglienza dei migranti e Macron non ha eluso l’argomento: «Entro la fine della legislatura - ha spiegato - dobbiamo sbloccare il dibattito avvelenato sui migranti, sulla riforma di Dublino e la relocation: propongo di creare un programma europeo per finanziare le comunità locali che accolgono e integrano i rifugiati». Dobbiamo sbloccare il dibattito tossico, avvelenato, sui migranti», ma anche «sulla riforma di Dublino e la ridistribuzione».

 


IL FUTURO DELL'EUROPA - «Non è il popolo che ha abbandonato l'idea d'Europa. È la trahison des clercs, il tradimento degli intellettuali, che la minaccia» ha proseguito Macron, intervenendo a Strasburgo. «Alcuni - continua Macron - ci dicono con aplomb che il popolo non vuole più Europa. A volte gli si crede, sottraendosi così alle responsabilità, quando occorrerebbe condurre il popolo fino alla fine di questa avventura. Altri dicono, con aria da saggi, che non dobbiamo accelerare il passo, per non turbare il popolo, perché questo vorrebbe dire fare il gioco dei populisti». «Questo vorrebbe dire abituarci ad una musica che conosciamo bene, quella della paralisi. Sarebbe comodo, in effetti, eccitare le passioni del popolo, per evitare di indicare un cammino; sarebbe comodo criticare senza proporre, distruggere senza ricostruire», conclude.

IL BILANCIO UE E LA BREXIT
«La Francia è pronta ad aumentare il contributo nazionale al bilancio in un quadro che prevede l'aggiunta di nuove priorità delle politiche e degli obiettivi Ue senza rinnegare le ambizioni attuali» ha detto Macron specificando che «gli sconti sul contributo al bilancio Ue non sopravviveranno alla Brexit, che occorre modernizzare le politiche Ue e definire nuove condizionalità, che preferisco chiamare criteri di convergenza in materia fiscale e sociale».
Anche l'accordo di coalizione del governo tedesco prevede l'eventualità di aumentare il contributo della Germania al bilancio Ue allo scopo di incrementare la capacità di investimento nel continente. La Brexit comporterà un buco di bilancio in termini di mancate entrate fra 70 e 90 miliardi in sette anni (2021-2027). 


LA CRISI SIRIANA
- I capi di Stato e di governo di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Ue hanno poi diffuso una nota per sottolineare l'unità del G7
«uniti nel condannare, nei termini più forti possibili, l'uso delle armi chimiche in Siria». «I leader del G7 - prosegue il comunicato - danno il loro pieno sostegno a tutti gli sforzi fatti dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dalla Francia per distruggere la capacità del regime di Assad di usare armi chimiche» e «restano impegnati per una soluzione diplomatica in Siria». La risposta di Stati Uniti, Regno Unito e Francia dopo l'attacco del 7 aprile scorso a Duma, anche per scongiurare «ogni uso futuro» di armi chimiche, «è stata limitata, proporzionata e necessaria e presa solo dopo che è stata esaurita ogni possibile opzione diplomatica», si legge nella nota del G7. Che ricorda come «l'uso di armi chimiche rappresenti una minaccia alla pace internazionale ed alla sicurezza». «Condanniamo questa strategia deliberata di terrorizzare la popolazione - continuano i leader del G7 - Siamo uniti contro l'impunità di coloro che sviluppano o usano queste armi in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento, in ogni circostanza». «Restiamo impegnati - conclude la nota - ad una soluzione diplomatica del conflitto in Siria. Apprezziamo e sosteniamo gli sforzi dell'inviato speciale dell'Onu per una transizione politica inclusiva e credibile sulla base della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell'Onu e del Comunicato di Ginevra». 

«Tutto lascia pensare» che la Siria non sia più in grado di produrre armi chimiche, ma se dovesse usarle un'altra volta Francia e alleati non esiterebbero a colpire di nuovo: lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, intervistato da France Info. «È chiaro per Assad che nel caso in cui dovesse oltrepassare nuovamente la linea rossa, la risposta sarebbe chiaramente identica», ha dichiarato il capo del Quai d'Orsay, aggiungendo: «Il tema è l'arma chimica. Non abbiamo dichiarato la guerra ad Assad o ai suoi alleati. Abbiamo semplicemente fatto in modo che l'arma chimica non venga più usata
».
Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Aprile 2018, 15:49
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