Pico della Mirandola, il giallo risolto 500 anni dopo: «Morì avvelenato»

Pico della Mirandola, il giallo risolto 500 anni dopo: «Morì avvelenato»

di Mario Fabbroni
Il cold case è stato risolto 500 anni dopo, anche se ancora non c'è l'assassino. Perché il grande filosofo Pico della Mirandola, conosciuto soprattutto per la sua proverbiale memoria, fu avvelenato con l'arsenico il 17 novembre 1494, due anni dopo che Cristoforo Colombò fece (a sua insaputa) la scoperta dell'America.
Ci sono voluti ben 524 anni e il coinvolgimento di una schiera di studiosi coadiuvati dagli esperti del Ris dei Carabinieri per gettare finalmente un po' di luce su una delle pagine più misteriose della storia. Lo studio dei suoi resti conservati in un chiostro vicino alla basilica fiorentina di San Marco ha infatti rivelato che il decesso dell'allora 32enne grande umanista - avvenuto durante l'occupazione di Firenze da parte delle truppe francesi di Carlo VIII -non fu dovuto alla sifilide ma causato da un avvelenamento da arsenico.
Ossa, unghie, tessuti molli mummificati, vestiti, legno della cassa trovati nella sepoltura sono stati sottoposti a una serie di analisi di carattere biologico e chimico-fisico da parte di un team composto da ricercatori delle università di Pisa, Bologna, del Salento, di Valencia (Spagna), York (Gran Bretagna), del Max Planck Institute (Germania) insieme con gli esperti del Ris di Parma, sia per confermare l'identificazione dei resti sia per rilevare l'eventuale presenza del veleno. «Gli esami eseguiti hanno quindi dimostrato che i livelli del veleno erano potenzialmente letali, compatibili con la morte di Pico della Mirandola per avvelenamento acuto - ha spiegato Fulvio Bartoli del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa -. Un avvelenamento intenzionale? Difficile da dimostrare in questa fase, anche se quest'ipotesi è sostenuta da varie fonti documentarie e storiche».

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Novembre 2018, 09:09
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