Diabete, ecco quali sono gli stili di vita e alimentari corretti

Diabete, ecco quali sono gli stili di vita e alimentari corretti

di Eleonora Giovinazzo
Le cause del diabete sono diverse, ma lo stile di vita e le abitudini alimentari hanno un ruolo molto importante. Una regola valida anche per chi non ha alcuna patologia. L’alimentazione deve sempre essere equilibrata alle esigenze personali e, in generale, 5 pasti giornalieri sono raccomandati. Per chi soffre di diabete è importante valutare il regime alimentare con il proprio medico. 

Raccomandazioni generali. Per i diabetici, i carboidrati non vanno eliminati del tutto, così come lo zucchero. Le raccomandazioni della Società Italiana Nutrizione Umana (Sinu) stabiliscono per tutti una quota di circa 45-55 % di carboidrati rispetto alle calorie totali. Sia per chi ha il diabete che per chi non lo ha sono importanti sia la quantità che la qualità degli alimenti che scegliamo come fonte di carboidrati. In generale è bene preferire i prodotti integrali e naturali rispetto ai prodotti trasformati e lavorati con farine raffinate, riscoprire dunque i cereali interi come orzo, avena, farro, miglio, amaranto e ridurre pasta e prodotti da forno come pane, crackers, croissant, pizza, focaccia e biscotti. Tutti, inoltre, dovremmo mangiare più legumi, ortaggi e frutta e ridurre la quantità di zucchero semplice.

Diabete e insulina. I carboidrati richiedono insulina per la loro metabolizzazione. Per avere un buon controllo glicemico nel lungo periodo è importante che la terapia sia calibrata sui carboidrati assunti o viceversa. Altrimenti si potrebbero verificare episodi di ipoglicemia e iperglicemia. Sia nel diabete di tipo 1, in terapia intensiva o con microinfusore, sia nel diabete di tipo 2 l’approccio migliore, considerato il “gold standard”, è il conteggio dei carboidrati. 

Diabete e proteine. La quantità e la qualità delle proteine che si consigliano ad un soggetto diabetico sono le stesse di quelle che si consigliano all’individuo sano, a meno che non sia presente la nefropatia diabetica come complicanza. E’ corretto assumere proteine in ogni pasto con porzioni moderate tipo un palmo di mano, un quarto di piatto, 100 g di carne o pesce, 30-40 g di legumi secchi. E’ importante ricordare che alcune fonti proteiche, soprattutto quelle animali, portano ad una richiesta di insulina maggiore rispetto all’atteso, a parità di carboidrati. Anche in questo caso sia i soggetti con patologia, sia i soggetti sani dovrebbero attenersi alle linee guida e consumare nella giornata 2/3 di proteine vegetali e solo 1/3 di proteine animali. Sono da preferire i cereali interi, i legumi, la frutta secca a guscio, i semi vari e non esagerare con il consumo di carne, pesce, uova, formaggi, latte e derivati animali in genere. In questo modo si contribuisce a ridimensionare i grassi in totale, soprattutto i grassi saturi che peggiorano molte condizioni spesso associate al diabete come sindrome metabolica, ipertensione e obesità.

Alimentazione e diabete. L’alimentazione è una delle pietre miliari nella prevenzione e nel trattamento del diabete mellito 2. Ha come obiettivo non solo il miglioramento del controllo glicemico e degli altri fattori di rischio cardio-metabolici, ma anche la riduzione delle malattie cardiovascolari che sono responsabili del 70 per cento della mortalità totale in questi pazienti. La Società Italiana di Diabetologia (Sid) ha dedicato un approfondimento alle diete alternative (vegetariana, vegana, chetogenica, paleolitica). "Le evidenze scientifiche disponibili non consentono di valutare gli effetti a lungo termine delle diete vegetariana, vegana, chetogenica e paleolitica sul diabete tipo 2 e le sue complicanze - ha sottolineato il presidente della Sid Giorgio Sesti - Viceversa la dieta mediterranea, basata sull’introiti di alimenti ricchi di fibre provenienti da ortaggi, frutta e cereali non raffinati e povera di grassi di origine animale, è stata ampiamente studiata dimostrando i suoi benefici sia sul controllo del diabete sia sul rischio cardiovascolare. Per determinare un calo ponderale sia una dieta a basso contenuto di grassi e calorie, sia una dieta a basso contenuto di carboidrati, sia una dieta mediterranea, naturalmente ricca in fibre vegetali, possono essere efficaci fino a 2 anni. L’aderenza a un modello alimentare mediterraneo, anche in assenza di calo ponderale, riduce l’incidenza del diabete del 52 per cento rispetto a una dieta povera di grassi".

Dieta vegetariana e vegana. Negli ultimi anni la dieta vegetariana ha attirato l’attenzione della comunità scientifica perché diversi studi epidemiologici ne suggeriscono potenziali benefici su indice di massa corporea, ipertensione, eventi coronarici, alcuni tipi di cancro e aspettativa di vita. Gli studi condotti nei diabetici dimostrano che questa dieta migliora il compenso glicemico e altre anomalie metaboliche, riducendo il fabbisogno dei farmaci anti-diabete. Secondo l'Unione Vegetariana Europea, l'Italia (insieme con la Germania) ha il più alto tasso di vegetarianismo nell'Unione Europea e il trend è in aumento rispetto al 6.5 per cento nel 2014 e al 5.7 per cento nel 2015, raggiungendo il 7.1 per cento nel  2016. Dopo un’attenta revisione degli studi gli esperti della Sid concludono che, "nonostante i risultati degli studi finora disponibili siano consistenti nel mostrare gli effetti benefici della dieta vegetariana e vegana nella cura del diabete mellito tipo 2 e sul controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, prima di poter raccomandare queste diete come una valida e sicura alternativa alla dieta convenzionale, sono necessari ulteriori studi d’intervento su campioni più numerosi di pazienti, che testino l’efficacia di queste diete indipendentemente dall’azione sul peso e da altri fattori confondenti e la loro adeguatezza nutrizionale nel lungo termine in varie fasce d’età".

Dieta paleolitica. E’ la dieta degli uomini primitivi che si nutrivano di quello che riuscivano a raccogliere e a cacciare. La quota proteica è decisamente elevata, anche in assenza dell’apporto proteico dei derivati del latte. La quota di carboidrati non differisce nella quantità ma nella qualità, non prevedendo il consumo di prodotti provenienti dal grano. Il contenuto di sodio è basso, mentre quello di fibre, acido ascorbico e colesterolo è elevato. Una recente metanalisi ha analizzato l’efficacia della dieta paleolitica sui fattori di rischio per le malattie croniche, confrontandola con altri regimi nutrizionali. I soggetti nutriti con la dieta paleolitica rispetto ai controlli presentavano una riduzione della circonferenza vita, dei trigliceridi, della pressione arteriosa e della glicemia a digiuno, fattori che caratterizzano la sindrome metabolica.

Dieta chetogenica. E’ una dieta a bassissimo contenuto di carboidrati. Dagli anni ’60, la dieta chetogenica ha preso piede nella terapia dell’obesità (con l’introduzione della dieta Atkins) e più di recente è stata proposta come dieta per diabete, policistosi ovarica, acne e alcune forme tumorali. E’ caratterizzata da un basso contenuto di carboidrati (< 50 gr/die, pari circa al 5 per cento del fabbisogno calorico giornaliero), un alto contenuto di grassi (superiore al 60 per cento del fabbisogno giornaliero) e da quantità equilibrate di proteine, senza alcuna limitazione dal punto di vista calorico. Questo regime alimentare induce una condizione metabolica definita ‘chetosi fisiologica’. Tra gli effetti positivi c’è la riduzione dell’appetito, la perdita di peso e il miglioramento del tono dell’umore. Nei soggetti con diabete migliora l’insulino-resistenza e i parametri glico-metabolici; può portare a ridurre il dosaggio dei farmaci anti-diabete.

Qualche dubbio. La dieta chetogenica ha pochi carboidrati e un alto contenuto di grassi e induce una chetosi fisiologica che può essere pericolosa per i diabetici, in particolare per chi fa terapia insulinica. La paleolitica è più ricca di proteine e non si sa nel lungo periodo quanto possa danneggiare la funzione renale, visto che non ci sono studi. La dieta vegetariana è sicuramente vantaggiosa, riduce il rischio di diabete e malattie cardiovascolari, i livelli di lipidi, soprattutto il colesterolo, più che con le diete correnti, migliora la funzionalità renale. Inoltre è ricca di fibra e molecole bioattive e ha minore densità energetica, quindi fa perdere anche un po’ di peso. Diverso il discorso per la vegana che, se non integrata con supplementi o alimenti fortificati, provoca deficit di acido folico, vitamina D e calcio. In qualsiasi caso, prima di scegliere un regime alimentare, è importante consultare un esperto.
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Novembre 2017, 15:08
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