Ebola, morto il liberiano contagiato negli Usa.
Un altro malato a Dallas: "Contatti con lui"

Allarme Ebola: morto Duncan, il 'paziente zero' negli Usa. Altro contagiato a Dallas: "Aveva avuto contatti con lui"

di Marco Zorzo
MILANO - Morto il paziente “zero”. Il liberiano Thomas Eric Duncan, 42 anni, ricoverato a Dallas, dov'era in isolamento dallo scorso 28 settembre, non ce l'ha fatta: aveva contratto l'Ebola. Era stata la prima persona a cui era stato diagnosticato il letale virus. «Ha ceduto a una malattia insidiosa. Ha combattuto con coraggio in questa battaglia», afferma il comunicato diffuso dal Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas. Duncan aveva contratto il virus a Monrovia, in Liberia, aiutando la figlia di una coppia di amici a recarsi in ospedale e quando ancora non aveva sintomi visibili era arrivato negli Stati Uniti, per una visita ad alcuni parenti.





America sotto choc. Il segretario di stato John Kerry lancia l'allarme globale: «Ebola è una crisi mondiale che va risolta urgentemente. Più Paesi devono mobilitarsi nella lotta all'epidemia, impegnando più fondi e più equipaggiamenti per contenere il contagio».



Allarme aeroporti in Usa. Negli Stati Uniti i passeggeri che provengono da Paesi colpiti dall'epidemia (Liberia, Sierra Leone e Guinea), verranno sottoposti alla misurazione della febbre. Psicosi contagio in Texas: in isolamento 48 persone a contatto col malato. Nel frattempo si registra un secondo caso di Ebola tra il personale delle Nazioni Unite in Liberia.



Intanto si cerca di fare luce sul caso del primo contagio in Europa, quello di un'infermiera di Madrid. «Ho seguito i protocolli di sicurezza» ha detto Teresa Romero, 44 anni, positiva all'Ebola. La paziente, ricoverata in isolamento all'ospedale Carlo III-La Paz di Madrid, ha confermato telefonicamente di sentirsi «un poco meglio», dopo il trattamento con siero antivirale proveniente da una paziente guarita. Teresa da 15 anni è infermeria all'ospedale Carlo III-La Paz, ha partecipato come volontaria nella squadra che ha seguito i due missionari spagnoli rimpatriati dalla Sierra Leone e deceduti per Ebola. «Ho assistito i due malati, quando ho sfilato la tuta mi sono sfiorata il viso con un guanto».



Ieri sera - nonostante gli appelli e le proteste degli animalisti - il suo cane Excalibur è stato abbattuto in un laboratorio di sicurezza biologica a Madrid e la carcassa bruciata: troppo alto il rischio di contagio.

Pure il mondo del pallone in allarme. Le imminenti partite di qualificazione alla prossima Coppa d'Africa (fase finale in Marocco dal 17 gennaio) tengono alto il livello di allerta sui rischi di contagio per i calciatori africani che militano in Italia e rientrano in patria per unirsi alle rispettive nazionali. Non si gioca in Liberia e Guinea, fin da agosto tornei sospesi in Sierra Leone, zone a forte rischio di contagio.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Ottobre 2014, 11:06
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