Autisti pagati per non fare nulla
La situazione è complessa. Il nodo nasce dal fatto che, nel frattempo, c'è stata la "rivoluzione" in Cri, con la "privatizzazione" dei comitati locali e la veste pubblica mantenuta per l'ossatura regionale e nazionale. «Quando ci hanno stabilizzati - racconta Piazzalunga - ci hanno messo davanti a una scelta: o licenziarci dal pubblico impiego e assumerci con contratto privato, oppure rimanere nel pubblico. Noi abbiamo scelto di restare nel pubblico, perché ci sentivamo più tutelati. Siamo stati assegnati al comitato regionale, che non ha altre mansioni che quelle amministrative. Ma essendo noi dei tecnici non possiamo essere impiegati come amministrativi. Così stiamo in un ufficio, ma siamo costretti a non far niente, neanche le fotocopie, perché loro hanno già il loro personale amministrativo. Il direttore del Comitato regionale sta cercando delle soluzioni per poterci impiegare all'interno del comitato provinciale di Trieste».
Il paradosso deve finire. «Il pubblico ci paga per tenerci fermi - prosegue Alessandra -. Uno si sente inutile ad essere chiuso in una stanza a non far nulla. Come passiamo il tempo? C'è chi studia, c'è chi legge... È assurdo: hai dodici dipendenti che paghi regolarmente e non trovi nulla da fargli fare? Lo stipendio base per la mia categoria è di 1.380 euro. Possibile che nessuno si muova per trovare una norma di raccordo? In Italia siamo in tanti in questa situazione». A denunciare il caso dei dodici ex precari è Raffaella Palmisciano, segretario regionale della Fialp Cisal. In giorni in cui ha tenuto banco sulle cronache friulane (oggi ci sarà un'audizione in commissione regionale sul caso) la notizia di un'ambulanza arrivata in ritardo a soccorrere un paziente a San Pietro al Natisone (poi morto) perché mancava del personale per allestire il secondo mezzo previsto, Palmisciano - pur con tutti i distinguo del caso - prende spunto proprio dal caso Ponteacco, per ricordare che in regione «il personale c'è e personale altamente specializzato, finalmente passato da precario a dipendente grazie alla causa portata avanti e vinta dalla Fialp». Per i dodici, aggiunge, «basterebbe un accordo tra l'ente pubblico Croce rossa e la sanità regionale, e questi dipendenti potrebbero essere proficuamente impiegati a favore della collettività». Secondo Palmisciano, tenerli fermi a Trieste è «uno spreco di risorse».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Marzo 2015, 12:53