Gare truccate per gli appalti alla Asl: indagini riunite, in 45 sotto processo

Gare truccate per gli appalti alla Asl: indagini riunite, in 45 sotto processo
Tre tronconi in uno. E' stata accolta la richiesta del pm Giuseppe De Nozza, che aveva trovato l'accordo dei difensori, di riunificare in un unico processo la vicenda degli appalti truccati alla Asl di Brindisi. Nel corso delle varie vicissitudini giudiziarie, tra eccezioni accolte, contestazioni varie, si erano venuti a creare tre diversi giudizi in svolgimento dinanzi a due collegi differenti. Con un'enorme mole di carte per ogni rivolo dello stesso torrente di contestazioni. Un quarto troncone, per altro, potrebbe aggiungersi al novero, considerata una recente sentenza della Cassazione che ha annullato con rinvio alcuni proscioglimenti decisi dal gup per 8 persone che ora rischiano nuovamente di finire alla sbarra. 
Si tornerà quindi in aula il 6 luglio per un unico dibattimento per associazione per delinquere finalizzata a una serie di reati, tra cui la turbativa d'asta, corruzione e falso in atto pubblico.

Sono in tutto 45 le persone attualmente imputate. I 12 che erano stati mandati a processo con giudizio immediato e i 33 per cui c'era stato rinvio a giudizio nel settembre scorso da parte del gup Stefania De Angelis. Nell'ambito dell'operazione, denominata Mercadet-Virus, e condotta dai carabinieri del Nas di Taranto e della guardia di finanza di Brindisi, furono eseguiti 22 arresti il 12 novembre 2013. Fu un terremoto che, oltre all'ex capo dell'ufficio tecnico dell'Azienda, Vincenzo Corso, travolse anche imprenditori e numerosi esponenti politici finiti tra i 133 indagati, per molti dei quali c'è stato stralcio e archiviazione per prescrizione o per la non sussistenza di elementi a loro carico. L'associazione per delinquere era ed è contestata fino alla data della richiesta del rinvio a giudizio. L'organizzazione, secondo l'accusa, era stata messa su per il “compimento di una serie indeterminata di delitti, in particolare reati contro la pubblica amministrazione”. La trama di accuse racconta di numerose gare d'appalto che sarebbero state decise non secondo i criteri di legge, ma per agevolare “in cambio di denaro o altre utilità” società rappresentate da “amici”. Tra questi i preziosi d'arte acquistati presso un esercizio commerciale e pagati dal titolare di una azienda appaltatrice. Le somme cedute all'azienda di Alberto Corso, figlio di Vincenzo, e ritenute il frutto della attività di “corruzione” del padre. 

Nel calderone lavori di ristrutturazione di interi reparti, ambulatori, di adeguamento di ospedali, di edifici da adibire a sedi staccate della Asl, uffici, consultori. 
Tra le società coinvolte c'è il colosso Manutencoop, per una gara pilotata, secondo l'accusa, per l'efficientamento energetico dell'ospedale Perrino di Brindisi, per la quale erano stati previsti 10milioni di euro di contributi pubblici. Due inizialmente gli stralci. Poi, tra spacchettamenti vari, si è giunti a tre processi con la contestazione di associazione per delinquere che avrebbe dovuto correre da sola. Passati almeno due anni dall'avvio degli stessi, considerato il rischio prescrizione e il pericolo di formazione di giudicati differenti (essendo diversi i magistrati che compongono i collegi), il pm ha chiesto l'unificazione di tutti i rivoli della stessa maxi storia. Uno “scandalo” che ha portato anche al licenziamento dell'ex capo Utc, Vincenzo Corso, considerato il deus ex machina dell'intera vicenda. Colui che avrebbe pilotato le gare aprendo le buste e facendole richiudere con la colla da un faccendiere. 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Giugno 2016, 13:36
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