Ricetta Visco: rilanciare gli investimenti pubblici

Ricetta Visco: rilanciare gli investimenti pubblici

di Il governatore all'assemblea della Banca d'Italia: «La ripresa è lenta, spinta da fattori esterni. Il settore su cui puntare sono le costruzioni»
L'economia italiana è tornata al segno positivo ma i livelli ante-crisi sono ancora lontani. E il potenziale di crescita, al di là delle tempeste internazionali, rischia di essere «deludente». Per questo il governatore della Banca d'Italia suggerisce all'esecutivo interventi che possano rafforzare il nostro settore produttivo: più investimenti, incentivi all'innovazione, riduzione del cuneo fiscale, sostegno ai redditi più bassi, avanti con le privatizzazioni.
Nelle sue Considerazioni finali, Ignazio Visco riconosce al governo il merito di alcune scelte che hanno contribuito all'incremento del Pil e all'occupazione: il Jobs Act (insieme alla decontribuzione), l'alleggerimento dell'Irap, i cosiddetti “superammortamenti”. Ma allo stesso tempo prende atto che tutto questo non basta: il grosso della spinta è arrivata dalla politica monetaria della Bce e da altri fattori esterni e dunque «si deve e si può fare di più», con l'obiettivo di «tornare su un sentiero di crescita solido e stabile». Insomma i vari bonus messi in campo finora hanno funzionato, in particolare contribuendo a risvegliare i consumi; ma ora serve anche altro.
L'elenco delle riforme è quello consueto. Ancora una volta Via Nazionale suggerisce di intervenire sulle inefficienze dell'amministrazione pubblica e della giustizia civile, sugli eccessi di regole per le imprese, sulle limitazioni alla concorrenza, sugli insufficienti stimoli all'occupazione. Ma la vera emergenza sono forse gli investimenti, che sono ai minimi storici, ben al di sotto dei numeri raggiunti nel periodo che ha preceduto la recessione. Pesa sulle imprese in particolare l'incertezza legata alla domanda estera, per i maggiori rischi geopolitici.
Ecco allora che Visco indica un settore preciso su cui puntare, quello delle costruzioni: il rilancio dovrebbe puntare «sulla ristrutturazione del patrimonio esistente, sulla valorizzazione delle strutture pubbliche e sulla prevenzione dei rischi idrogeologici». Un piano di questo tipo «avrebbe effetti importanti sull'occupazione e sull'attività economica». L'ammodernamento del patrimonio urbanistico richiede anche nuove leggi che «creino condizioni più favorevoli per gli investimenti di operatori privati».
Quanto ai conti pubblici, è positivo il giudizio del governatore sull'interpretazione più flessibile che la Commissione ha dato dei Trattati, da un anno e mezzo a questa parte. Ma l'Europa dovrebbe fare il passo successivo, quello verso un bilancio condiviso «che non può che passare attraverso ulteriori cessioni di sovranità nazionale». Nel caso italiano la sfida resta quella del debito pubblico: è vero che la sua crescita da meno del 100 al 133% del Pil (tra il 2007 e il 2015) è soprattutto una pesante eredità della crisi, ma proprio questa situazione rende necessario ridurre un fardello così pesante, per contenere i rischi.
La Banca d'Italia giudica «opportuno» che il governo si sia dato come obiettivo strategico il calo del rapporto tra debito e Pil, ma ha dei dubbi sul fatto che la discesa possa iniziare già quest'anno, come indicato nell'ultimo Def: pesa la mancata crescita nominale, legata oltre che alla dinamica del prodotto alla quasi-deflazione.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Giugno 2016, 05:01