Tares, ecco le cartelle pazze:
E' allarme pagamenti on line

Tares, ecco le cartelle pazze: è allarme pagamenti on line

di Sonia Oranges
Attenzione. Il Comune di Roma ha inviato il modello F24 per il tributo 3955 con la casella del “saldo” erroneamente premarcata. Per pagare il tributo con il servizio online, non selezionare le caselle saldo e acconto»: in questi giorni, questa avvertenza campeggia in molti siti di “home-banking”, a segnalare l’ennesima trappola in cui possono incorrere i contribuenti, nella corsa a ostacoli per il pagamento dei tributi comunali.



Nel caso di specie, il tributo 3955 è la famigerata Tares, la tariffa per i servizi indivisibili: per volontà del Governo, che così ha disposto nella legge di stabilità, deve essere saldata in un’unica rata e, appunto, attraverso il modello F24. Peccato che nel format precompilato, inviato dall’Ama a casa dei cittadini romani, ci sia un errore. Almeno così è considerato dai maggiori istituti di credito italiani.

Tanto che molti cittadini che effettuano i pagamenti in rete, si sono visti rifiutare l’operazione proprio a causa di quella piccola “x” stampata sulla casella “saldo”. All’Ama, però, negano l’errore materiale, addossando la responsabilità alle troppe variazioni nella normativa riguardante la Tares.



«Sono state 32 solamente nel 2013 – lamentano fonti dell’azienda – Noi abbiamo fatto un enorme sforzo per stare dietro alle scelte di governo e Parlamento. Tutto si è deciso a dicembre, il tempo a disposizione è stato poco». Resta il mistero delle cartelle esattoriali con dati quanto meno incerti. «Non si è trattato di un errore – insistono le stesse fonti – Si era deciso di mettere l’indicazione sulla casella “saldo” per far capire al contribuente che la cifra non poteva essere rateizzata».



LE SEGNALAZIONI

Tutto questo, però, nel pieghevole inviato insieme con la documentazione relativa alla riscossione, non è spiegato. E, evidentemente, nemmeno l’amministrazione comunale era a conoscenza della variabile “saldo” visto che, dopo una serie di segnalazioni di cittadini impossibilitati a versare le cifre dovute (sempre che avessero ricevuto per tempo il plico, a causa dei ritardi delle Poste), hanno ritenuto di correre ai ripari, avvisando banche e uffici postali del disguido: «In effetti i contribuenti hanno segnalato che alcuni istituti di credito non accettavano gli F24 così compilati, ma tanti altri sì».

E non è dato sapere nemmeno quali siano le banche che rifiutano i pagamenti e quelle che li accettano. Perché nemmeno la società del Campidoglio si è presa la briga di fare uno screening in questo senso. Così, per il cittadino, pagare la Tares, soprattutto on-line, è diventato una specie di riffa: se l’informazione dell’errore è accessibile, se la può cavare in mezz’ora, altrimenti deve scavare in rete, a caccia della soluzione. Oppure mettersi in fila agli sportelli dell’Ama, in queste ore letteralmente presi d’assalto dai romani che tentano di pagare la Tares, con tanto di ressa e svenimenti.



Tanto che l’azienda ha deciso di potenziare gli sportelli che da 12 sono diventati 16, almeno fino al 24 gennaio, data entro la quale è possibile versare le cifre dovute senza interessi di mora. «Una vicenda allucinante» commenta Luca D’Ascenzo, vicepresidente del Codacons, l’associazione dei consumatori che ha già raccolto molte segnalazioni sulle cartelle pazze dell’Ama: «Questa confusione non rispecchia in nessun aspetto i diritti dei consumatori, cui ancora una volta è stata complicata la vita, per di più in un momento di crisi come questo».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Gennaio 2014, 11:38
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