«La mia Elle, vittima che prende il potere»

Michela Greco
ROMA «All'inizio l'adattamento cinematografico del romanzo Oh di Philippe Dijan era previsto negli Stati Uniti e con interpreti americani, ma lì produttori e attrici rifiutavano il copione, non volevano confrontarsi con un materiale giudicato troppo scottante». È per questo che - per fortuna Elle di Paul Verhoeven è diventato un film europeo con protagonista Isabelle Huppert, che con il ruolo di Michèle ha ottenuto una nomination all'Oscar, un Golden Globe e un premio César. A farci entrare nelle stanze mentali di elle (lei, ndr) è lo sguardo impenetrabile di un gatto, unico testimone dello stupro che la donna subisce in casa sua all'inizio della storia.
L'aggressore è un uomo nero, mimetizzato in tuta e passamontagna, che irrompe all'improvviso nell'intimità di Michèle e nel suo universo complesso, ma tenuto saldamente sotto controllo: è una donna fredda e indipendente, manager di polso di una società di videogiochi, ex-moglie di un uomo ora attratto da giovani amanti, madre di un ragazzo smidollato e a sua volta amante disinvolta del marito della migliore amica. La sorpresa è che Michèle non si lascia turbare troppo dalla violenza, anzi cerca di scoprire l'identità dello sconosciuto e innesca con lui un ambiguo rapporto sadomasochistico. «Isabelle Huppert è estremamente audace quando crede nel ruolo che deve interpretare ha detto il regista olandese incontrando i giornalisti a Roma Non si fa problemi a girare scene controverse e provocatorie se ama un personaggio. Non le interessa andare alla ricerca della simpatia del pubblico, in questo siamo molto simili».
Impostato come un thriller psicologico con alleggerimenti ironici e spiazzanti scarti narrativi «d'altronde anche la vita non è classificabile in un unico genere», sostiene Verhoeven Elle lascia venire alla luce, man mano, anche l'oscuro passato della famiglia di Michéle, una sorta di peccato originale con cui deve fare i conti da sempre, e che l'ha resa ciò che è. Ma a emergere con forza è soprattutto il ribaltamento che la donna compie: «È una sopravvissuta, una che rifiuta il ruolo di vittima e la compassione altrui».
Dopo Elle, in sala da giovedì, Verhoeven è già pronto a puntare la macchina da presa su altre donne speciali: «Il mio prossimo film si intitolerà Blessed Virgins e avrà al centro due suore ha spiegato - è ispirato a una storia realmente avvenuta nel Seicento in un monastero di Pescia, vicino Firenze, e raccontata nel saggio Immodest Acts».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Marzo 2017, 05:00