«Inter, 18 mesi buttati»

Alessio Agnelli
MILANO - «L'Inter? Un anno e mezzo di lavoro buttato. Fossi rimasto, mancava poco per poter duellare con la Juve». In corsa per il titolo o, nella peggiore delle ipotesi, seconda, con ampio margine sulla concorrenza-Champions e quasi in possesso del visto. Secondo Roberto Mancini, sarebbe questo il presente parallelo di Icardi e compagni, se Suning avesse puntato «con più chiarezza e meno caos, perché ce n'era tanto: bisognava rinforzare la squadra e nessuno faceva niente» sulla riconferma dello jesino nell'agosto scorso.
L'ex tecnico nerazzurro ne ha parlato, infatti, a margine dell'evento Panini Calciatori per l'Unicef, tenutosi ieri a Roma, ribadendo i concetti già espressi un mese fa («Con me avremmo lottato per lo scudetto») ai microfoni di Sky e lo stesso grado di fastidio per come si è consumato il divorzio. «No, non sono pentito, perché c'erano motivazioni più che valide - ha proseguito il Mancio -. Mi è dispiaciuto solo buttare via il lavoro di un anno e mezzo, un lavoro faticosissimo, che aveva dato un certo tipo di mentalità alla squadra e stava portando risultati. Colpa di Thohir? No, quando c'è un cambio di proprietà può capitare. Siamo rimasti lì per settimane e settimane, senza fare niente. E i nuovi proprietari non capivano che nel calcio le cose vanno invece fatte velocemente».
Insomma, divergenze di vedute, che hanno portato all'addio di comune accordo. E con «un contratto di tre anni già pronto da parte di Suning. Sì, c'era la loro proposta - ha confermato il tecnico di Jesi -, anche se non ci siamo conosciuti bene e non abbiamo mai condiviso quello che poteva essere il futuro». Poi, dalle sliding doors nerazzurre, sono usciti Franck De Boer e Stefano Pioli, «davvero molto bravo» e promosso dal Mancio. «Se fosse arrivato dall'inizio, l'Inter avrebbe sicuramente più punti». A chiudere, inevitabile qualche battuta sul futuro: «Io alla Roma? Abito qui ma al momento non c'è nulla di concreto. Stiamo parlando di niente - ha concluso Mancini -. Mi piacerebbe allenare all'estero e fare esperienza in un altro Paese. La Cina? Non si sa mai nella vita. La Nazionale? Un motivo d'orgoglio per chiunque, potrebbe esserci nel mio futur».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Marzo 2017, 05:00