Ferrara, caso Aldrovandi: in cinquemila al corteo per chiedere la destituzione dei 4 agenti condannati

Caso Aldrovandi, in cinquemila al corteo per chiedere la destituzione dei 4 agenti condannati
In tanti - sicuramente pi di mille, 5.000 secondo gli organizzatori - sono scesi in corteo a Ferrara per chiedere la destituzione dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldrovandi, deceduto durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005. Il corteo 'Via la divisa' è partito da via Ippodromo, luogo della morte di Federico, e si è concluso con l'arrivo davanti al palazzo della Prefettura. Lì una delegazione composta da Patrizia Moretti, Lino e Stefano Aldrovandi - madre, padre e fratello di Federico - e due amici del ragazzo ucciso è salita negli uffici per incontrare il prefetto Michele Tortora. L'incontro è durato una decina di minuti.



«Gli abbiamo chiesto il licenziamento degli agenti di polizia - ha spiegato dopo Lino Aldrovandi - di inserire il reato di tortura nella nostra legge e di applicarsi affinchè gli agenti in servizio siano identificabili. Il prefetto ci ha detto che scriverà al Ministero per presentare le nostre richieste». Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto, i poliziotti condannati, sono tornati in servizio con compiti di carattere amministrativo. Durante il percorso, il corteo si era fermato per alcuni minuti nel centro storico. In piazza Trento e Trieste si erano anche intonati cori da stadio come «Noi vogliamo solo giustizia», «Via la divisa», dedicati a Federico e a tutti coloro che, come hanno detto a più riprese i manifestanti, «sono morti per mano dello Stato». Un corteo composto da persone di età diverse: dai ventenni agli ultrasessantenni. In prima fila dietro al manifesto «Via la divisa», al fianco di Patrizia Moretti c'erano anche Lucia Uva - sorella di Giuseppe, deceduto a Varese nel 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri - e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, arrestato nel 2009 per droga e morto una settimana dopo in ospedale. Tra i tanti manifestanti anche Arnaldo Cestaro, vicentino che durante il G8 di Genova si trovava all'interno della scuola Diaz: «Mi hanno rotto un braccio e varie costole. Sono qui perchè eventi simili non devono più accadere». E dentro ai «simili» vengono racchiuse tutte le «violenze e i crimini dello Stato».



Pure il deputato Vittorio Ferraresi (M5S) ha preso parte al corteo, per «chiedere anche da qui, oltre che a livello istituzionale, che venga fatta giustizia perchè un ragazzo non può morire così». Tra i messaggi giunti alla manifestazione quello twittato da Nichi Vendola, dal palco dell'assemblea nazionale di Sinistra Ecologia Libertà: «#via ladivisa per rispettare i familiari di Federico. #vialadivisa per rispettare i poliziotti onesti e le Istituzioni».

Ultimo aggiornamento: Domenica 16 Febbraio 2014, 18:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA