#DossenaVattene: Twitter scatenato
contro il commentatore Rai ai Mondiali

#DossenaVattene: Twitter scatenato contro il commentatore Rai ai Mondiali

di Giulia Aubry
ROMA - ​A oggi i tweet sui Mondiali di calcio hanno gi superato il numero complessivo di quelli inviati durante l’edizione sudafricana del 2008. In tutto il mondo si parla di calciatori convocati, possibili titolari e allenatori. Ma l’Italia si distingue anche in questo caso, lanciando nelle tendenze “mundial” del social media un commentatore: Giuseppe Dossena. L'hashtag non è esattamente lusinghiero: #DossenaVattene.



Per chi è giovane, e verosimilmente più avvezzo all’utilizzo di twitter nel corso delle partite di calcio, Giuseppe Dossena è soprattutto il commentatore delle partite della Nazionale italiana sulle reti Rai. Già criticato dalla stampa per “strafalcioni, nomi e cognomi dei calciatori confusi e per il suo lessico troppo arzigogolato” (cit. Wikipedia), l’ex calciatore di Bologna, Torino e Sampdoria è stato letteralmente travolto dai tweet durante le amichevoli che la Nazionale italiana ha giocato contro l’Irlanda e il Lussemburgo. Centinaia di tifosi sul social hanno, di volta in volta, minacciato il passaggio a Sky, invocato la pubblicità, chiesto l’assunzione al suo posto dei commentatori di Fifa 2010 (ma anche di Pro Evolution Soccer 3 del 1997), dichiarato di essersi addormentati durante la diretta, temuto un effetto porta sfortuna non meglio definito, criticato la sua assoluta dedizione a Mario (ovviamente Balotelli) che lui chiama solo per nome.



Per chi ha 40 anni, e qualcosa di più, Giuseppe Dossena è invece il giocatore che, insieme a Franco Selvaggi, viene puntualmente dimenticato nell’elencazione dei 22 campioni del mondo di Spagna 1982. Il calciatore che non giocò neppure un minuto e che negli spogliatoi del Santiago Bernabeu, la notte dell’11 luglio 1982, smarrì la medaglia di Campione del Mondo. Colui che è sempre stato vicino al risultato ma che, anche quando lo ha di fatto ottenuto, non ne è mai stato davvero protagonista. Certo, i tifosi granata ricordano ancora quel gol segnato il 27 marzo 1983 nel “Derby del 3 a 2”. E nella Sampdoria scudetto, dell’indimenticato Vujadin Boskov, Dossena ebbe un posto da titolare inamovibile. Ma, in entrambi i casi le cose dopo non andarono molto bene. Nel 1984 il Torino lo vendette all’Udinese, allora in serie B, e l’anno dopo aver vinto lo scudetto con i blucerchiati, si ritrovò in C1 con il Perugia, appena poche settimane dopo aver segnato una doppietta in Coppa dei Campioni.



Giuseppe Dossena, classe 1958, ha attraversato gli ultimi 30 anni della storia del nostro paese incrociando personaggi di primo piano e vivendo, più o meno direttamente, quelle vicende che noi tutti, nel bene o nel male, ricordiamo. Citato – anche da Carlo Petrini nel suo libro “Nel fango del dio pallone” – in questioni legate al primo grande scandalo del calcio scommesse nel 1980, senza che però gli fosse mai formalizzata alcuna accusa. Candidato, senza essere eletto, nelle file del Psi nel periodo d’oro di Bettino Craxi. Quasi un “commesso viaggiatore” con le sue esperienze da allenatore e dirigente sportivo in Ghana, Albania, Libia (dove venne chiamato da Saadi Gheddafi ad allenare il suo club che, ovviamente, si aggiudicò campionato e coppa) e, più recentemente, in Cina. Ma anche tra i pochissimi calciatori dell’epoca ad aver conseguito una laurea universitaria.



Come per tanti di noi, la vita di Dossena appare come una lunga elencazione di eventi, situazioni che sembrano però non consolidarsi o concretizzarsi mai veramente. Metafora di un’Italia che non era poi tanto male ma cui è mancato sempre qualcosa, fosse anche il dramma di un rigore sbagliato come nel caso di Donadoni o Baggio. Per questo, forse, a differenza dei più giovani che non lo ricordano in maglietta e calzoncini, c’è chi è disposto a perdonargli (o almeno a tollerare) quelle frasi un po’ contorte, quei modi di dire al limite della gaffe, quel tono un po’ sonnolento. Perché c’è sempre la possibilità che questa volta “ne azzecchi una”. Un po’ come in una delle sue espressioni più “felici” in occasione di una telecronaca degli Europei 2012: “Se non c’era l’avversario era gol…”.






Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Giugno 2014, 15:35