Brasile 2014, time-out nelle gare delle 13. Valerio Bianchini: "Nel calcio serve solo agli sponsor"

Brasile 2014, time-out nelle gare delle 13. Valerio Bianchini: "Nel calcio serve solo agli sponsor"

di Fabrizio Fabbri
Nelle gare delle 13, per far dissetare i giocatori, la sosta per il time-out.





Valerio Bianchini, pluridecorato coach di basket, avrà un valore anche tecnico la sosta?

«Penso proprio di no. Il football è uno sport troppo diverso dalla pallacanestro. Il campo è gigantesco rispetto al perimetro del basket e il gioco si sviluppa per settori distinti: difesa, centrocampo ed attacco. E così in realtà nel calcio l'allenatorre ha l'opportunità di comunicare con più facilità con chi, passandogli vicino, non è coinvolto nell'azione».



Nella testa dei tifosi però c'è l'idea che in quel momento un tecnico preparato potrà stravolgere il corso degli eventi.

«Sgombriamo il campo da ogni equivoco. In tanti anni di basket rarissime volte i giocatori sono riusciti a fare quello che io avevo loro chiesto nel minuto di sospensione figuriamoci nel calcio. Non si può inventare nulla, caso mai si può cercare di dare una spolveratina di ricordo ad una particolare situazione di gioco. Nel basket i time out sono di tre tipi: quello di emergenza quando la tua squadra precipita, quello di disturbo all'avversario e quello tecnico per determinate situazioni speciali».



Insomma nel calcio si berrà e basta.

«Io più che alla salute dei giocatori penso che la Fifa abbia pensato a dei costosi spot pubblicitari da far passare sui teleschermi di tutto il mondo mentre il gioco è fermo. Ma a questo il basket Nba è già arrivato da tempo e come sempre il calcio si accoda».



Ha un ricordo particolare di un suo time out vincente?

«Vincente no, ma molto divertente si. Ero da poco arrivato a Varese e non conoscevo a fondo i caratteri dei miei giocatori. Allenavo quel pazzo di Gianmarco Pozzecco e ci eravamo preparati ad una sfida di Eurolega. Lui entra in campo e fa esattamente tutto il contrario di quello che prevedeva il piano partita. Mi arrabbio con lui e chiamo un time out, prendo la lavagnetta e inizio a dire: “Poz tu fai così, poi cosà”. Alzo gli occhi e lo vedo girato di spalle a firmare un autografo ad una bellissima ragazza. “Poz che fai?” gli urlo e lui candidamente: “coach ma hai visto che gnocca?”. Beh è riuscito a strapparmi una grande risata».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Giugno 2014, 23:11
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