Clima, migliaia di giovani in piazza da Milano a Bari: «Ci siamo rotti i polmoni»
«Ieri sera a tavola mio figlio ha buttato lì che oggi gli sarebbe piaciuto aderire alla marcia per il clima e, quindi, non andare a scuola. Gli ho risposto che mi piacciono le manifestazioni nelle piazze oggi più che mai, ma che non mi pareva di ricordare una sua domanda, una sua lettura, una sua preoccupazione sul tema dei cambiamenti climatici - scrive Selvaggia - Ha balbettato qualcosa e ha ripreso a mangiare dicendo che in effetti la cosa non gli è mai interessata troppo. Il pretesto per non andare a scuola è stato abortito così».
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«Non credo abbia capito fino in fondo cosa gli stessi dicendo ma credo che un messaggio gli sia arrivato: credere in qualcosa è una cosa seria - conclude la Lucarelli - Non si bluffa su questo. Io non so quanti dei vostri figli fossero nelle piazze oggi, ma ho visto fiumi di ragazzi. Vederli era bello, quasi commovente, ma spero che quella valanga umana si traduca in azioni, impegno e convinzione, tutti i giorni».
«Sarebbe servito un microfono, oggi, per fare due domande e capire se davvero tutti fossero mossi da un interesse informato sul tema. E non per cogliere qualcuno in castagna. Ma per capire se la protesta sia emotiva o informata. Perché oggi di emotività ce n’è pure troppa. Sono lo lo studio, l’informazione, l’approfondimento dietro alle nostre proteste che mancano. L’educazione alla protesta informata e non all’indignazione da bar è -dovrebbe essere- uno dei temi del secolo. Oggi più che mai. Cominciamo coi nostri figli».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Marzo 2019, 16:00
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