Michele Bravi a Belve: «Dopo l'incidente ho sperato che le persone che amavo morissero insieme a me»

Le allucinazioni del cantante e la scelta del patteggiamento: «A un certo punto devi decidere che il male va bloccato»

Michele Bravi a Belve: «Dopo l'incidente ho sperato che le persone che amavo morissero insieme a me»

di Elena Fausta Gadeschi

Michele Bravi torna sul piccolo schermo per un'intervista a cuore aperto a Belve. Nel corso del programma condotto da Francesca Fagnani, il cantante riapre un capitolo doloroso della sua vita, segnata dall’incidente stradale del 22 novembre 2018 dove perse la vita la motociclista 58enne Rosanna Calia.

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Michele Bravi a Belve: «Dopo l'incidente ho sperato che le persone che amavo morissero insieme a me»

«Quando ci siamo visti, lei non mi ha chiesto assolutamente di non parlarne, mi ha chiesto solo delicatezza» esoridisce la giornalista, che tocca l'argomento con tatto per non turbare la sensibilità del cantante, rimasto profondamente turbato da quell'incidente per il quale patteggiò un anno e sei mesi.

«Quell’evento lì che ho vissuto con un’attenzione non richiesta ha avuto delle ripercussioni fisiche fortissime, perché ho conosciuto cosa vuol dire vivere non aderendo al reale. Ed è una cosa su cui adesso devo lottare costantemente, essere sicuri che le cose che vedi siano le cose che succedono, le cose che senti siano le cose che effettivamente nel mondo emettono suono». Il riferimento è alle allucinazioni visive e uditive di cui ha sofferto Michele Bravi dopo l'incidente.

«Ero convinto di aderire al reale, ma lo stimolo che ricevevo era talmente tanto di negazione all’orribile realtà che stava succedendo intorno a me, che in qualche modo la mia mente ha avuto il bisogno di riscriverla» spiega nel corso dell'intervista.

La negazione della realtà l'ha portato a perdere contatto con il mondo esterno, a cadere in depressione e a fare pensieri di morte, «tanto pericolosi».

Il cantante rivela poi un aspetto inedito, rimasto finora nascosto: «Quando ti parlavo di allucinazione, è che io veramente pensavo che stessimo tutti in un sogno e per me l’unico modo per svegliarsi era annientarsi, quindi a un certo punto ho proprio sperato che le persone che amassi morissero insieme a me. Ed è quello forse il pensiero più triste che mi porto dentro. Quando sono tornato da quel viaggio non ero più la stessa cosa».

Michele Bravi ha parlato anche del patteggiamento. «Io se non fossi stato la persona che sono, probabilmente avrei scelto altre vie» ma – precisa – «a un certo punto devi decidere che il male va bloccato, che serve silenzio per affrontarlo e delle volte la legge lo fa quel rumore lì». La scelta di patteggiare rappresentò un punto di svolta per l'artista, che cercò di buttarsi alle spalle un dolore che aveva tolto voce e suoni alla sua vita.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Novembre 2022, 18:56
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