Fedez testimone al processo per la strage di Corinaldo: «Non ricordo spray al peperoncino ai miei concerti»

Dopo i problemi di salute, il rapper ha testimoniato al processo bis per la tragedia avvenuta nella discoteca Lanterna Azzurra

Fedez al processo per la strage di Corinaldo: «Non ricordo spray al peperoncino ai miei concerti»

di Niccolò Dainelli

Fedez finalmente in Tribunale per testimoniare al processo bis per la strage avvenuta nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona. I giudici sono chiamati a prendere posizione sulle presunte responsabilità per la sicurezza e le carenze strutturali del locale dove, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018, nella calca seguita a spruzzi di spray al peperoncino, morirono cinque adolescenti e una madre 39enne. E ai giudici il rapper ha dichiarato: «Non ricordo l'uso di spray»

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La testimonianza

Fedez, superati i problemi di salute legati all'assunzione di psicofarmaci sbagliati, si è presentato in aula con cappotto nero, e look total black, apparendo in buona forma. Il rapper è entrato e uscito dal Palazzo di giustizia lontano da telecamere e fotografi. Ha risposto alle domande dei pm Paolo Gubinelli, Valentina Bavai e dei legali di difesa e parte civile, parlando anche delle proprie esperienze di dj-set, prima che la popolarità lo portasse a riempire palazzetti e stadi. Fedez è stato chiamato a rispondere sulle condizioni del locale, delle quali però non aveva memoria, perché si era esibito due volte in dj-set alla Lanterna nel 2015 (486 biglietti venduti) e 2016 (586 biglietti). 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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«Scenario peggiore»

Il martio di Chiara Ferragni, in un'intervista in tv, dopo la strage, aveva parlato dello «scenario peggiore» accaduto la sera della tragedia a Corinaldo: in aula, rispondendo ai pm, ha confermato il senso delle sue parole a proposito del prevedibile sovraffollamento del locale: «cachet alto, spesa bassa per i biglietti (20 euro, ndr) e capienza limitata (500 posti, ndr)». Quella sera si sarebbe dovuto esibire nel locale, in dj-set, Gionata Boschetti in arte Sfera Ebbasta, che a sua volta testimonierà nel pomeriggio.

Per quell'esibizione, che poi non avvenne a causa della tragedia, hanno ricordato i pm era stato pattuito un compenso di 17.500 euro.

«Federico va bene»

«Posso chiamarla con il nome d'arte Fedez? Anche Federico va bene...». È uno degli scambi di battute tra il rapper e uno dei legali, durante la testimonianza del cantante nel processo ad Ancona per la strage della Lanterna Azzurra durata oltre un'ora tra esame dei pubblici ministeri, difensori e legali di parte civile. Nella stanza interna, dietro l'aula di udienza, Fedez è stato disponibile a una foto con alcune bimbe familiari di una vittima. «L'ho trovato una persona molto umana e disponibile», ha commentato Paolo Curi, marito della 39enne Eleonora Girolomini, una delle sei vittime.

La sua carriera

Federico, rispondendo al pm Gubinelli, ha ripercorso in parte la sua carriera artistica iniziata ormai da quasi 15 anni: «Avevo 18 anni». Prima le ospitate, i dj-set, poi, con la fama, i concerti in palazzetti e stadi. «I dj-set - ha spiegato - si fanno quando un artista non ha repertorio per sorreggere un live, non riesce a riempire locali più grandi o come spettacoli 'satellita' dei concerti per fare 'cassett0'». Sono «live show senza band che suona senza musica dal vivo; un dj mette la base, e il cantante ci canta sopra». Una performance live, ha precisato, «prevede uno staff tecnico che nei dj-set non c'è e l'assetto tecnico sul palco rispetto è molto più scarno». La pubblicizzazione dei dj-set è «più perimetrata e locale, nella zona e dintorni. Dovrebbero essere pubblicizzate come dj-set: è nostro interesse farlo per non dare aspettative diverse. Più esibizioni in una sera: ho visto doppie e anche triple con la condizione della distanza dei locali per non cannibalizzare una data o l'altra». Sulla sicurezza dei locali in cui esibirsi, ha ricordato, l'attenzione sua e dello staff è andata crescendo negli anni: nelle ore precedenti ogni esibizione qualcuno dello staff compie sopralluoghi, non tecnici, ma per controllare i percorsi, le transenne, la distanza con il pubblico per «security ma anche safety». Per il «team», ha precisato, «è ininfluente se l'evento sia parte di un calendario o sia evento spot»; «certo di solito il manager si informa su quanti biglietti sono stati venduti per uno spettacolo».

Il suo ragionamento

Il ragionamento di Fedez è: «Abbiamo un locale con certo tipo di capacità, un artista che viene venduto a un certo prezzo: se vendo un dj set a 20 o 30mila euro in locale che può contenere 500 persone, chi sta gestendo la data è consapevole che il proprietario del locale per organizzarla deve strariempire il locale». «A me - ha detto  Fedez - è capitato di ricevere 60-70-80 mila euro, anche in locali più piccoli della Lanterna, ma il prezziario in un locale che ha un certo tipo di clientela riesce comunque andare a break even». ovvero in pareggio. «Non ho ricordi particolari della serata. - ha detto Fedez sull'esibizione molto precedente alla tragedia -. Se non ho ricordo specifico, posso asserire che fu una data tranquilla. Ho avuto esperienze di date gestite male, e la Lanterna non rientra in questo tipo di ricordi». «Nella mia vita artistica - ha ricordato - non mi è mai capitato di situazioni con spruzzi si spray al peperoncino. In un periodo, quando ero in tour con J-Ax, 4-5 anni fa, è esplosa questa malsana usanza ma coinvolgeva artisti trap, e io non rientro nella categoria. Per questa 'moda', in senso di disvalore - ha aggiunto - c'era comunque molta tensione e portava a cercare negli zaini bombolette spray agli ingressi degli spettacoli». 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Marzo 2023, 14:15
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