Serena Mollicone, Marco Mottola parla per la prima volta: «Non l'ho uccisa io»

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Una manciata di minuti e poche parole per rompere un silenzio durato nove anni, da quando sono ufficialmente i principali indiziati dell'omicidio di Serena Mollicone, la ragazza uccisa ad Arce (Frosinone) nel 2001. Il maresciallo dei carabinieri in pensione Franco Mottola e il figlio Marco per la prima volta sono usciti allo scoperto. Lo hanno fatto ieri mattina, in un'affollata conferenza stampa in un albergo di Cassino. L'uscita arriva a quattro giorni dall'udienza preliminare.

Mercoledì il gup del tribunale di Cassino dovrà decidere se rinviare a giudizio padre, figlio e sua madre Anna Maria, accusati di concorso in omicidio, insieme al luogotenente Vincenzo Quatrale, indagato anche per istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. L'appuntato Vincenzo Suprano, invece, rischia il processo per favoreggiamento. Secondo l'accusa Serena è stata uccisa in uno degli alloggi attigui alla caserma al termine di un litigio con Marco Mottola.

Delitto Mollicone, la difesa dei Mottola: «Serena non è stata uccisa in caserma»

Ad indicare la presenza della ragazza in quel luogo fu, a sette anni dell'omicidio, il brigadiere Tuzi, quel giorno di piantone, morto suicida poche settimane dopo le rivelazioni choc. E sono stati questi i due punti sui quali ieri si sono soffermati Marco e Franco Mottola. Volti tesi, piglio sicuro, non una parola di troppo di fronte alla gragnola di domande dei cronisti.

​Il primo a prendere la parola è stato l'ex comandante della Stazione dei carabinieri di Arce. «Respingo, respingiamo tutte le accuse. Sono e siamo totalmente innocenti», ha esordito. «Di tutte le azioni criminali legate alla morte di Serena - ha aggiunto - non sappiamo nulla. Se Serena doveva andare a parlare con mio figlio non c'era bisogno di farsi vedere dal piantone della caserma, poteva citofonare direttamente all'alloggio della caserma, avendo lo stesso un ingresso e un citofono indipendente. Per cui non c'era bisogna di passare in caserma per accendere a casa mia». L'ex maresciallo ha affrontato anche la questione legata alla morte di Tuzi e al suo interrogatorio:
«Chi collega la morte di Tuzi al confronto che doveva avere con me, dice una sciocchezza basata sulla voglia di calunniare e dire fantasie, perché io e il mio legale non eravamo a conoscenza di questa cosa. Il resto lo chiariremo ai giudici, ci auguriamo che sia individuato l'assassino di Serena e i suoi complici». Franco Mottola, infine, ha spiegato il silenzio di questi anni: «Ci siamo chiusi a riccio perché ci siamo accorti di essere sommersi da facili accuse, sospetti e dicerie».

Poi è stata la volta di Marco Mottola. «Non ho mai fatto del male a Serena Mollicone e non so nulla della sua morte. La mattina del primo giugno - ha spiegato - non l'ho vista, non è venuta a cercarmi in caserma o in altri luoghi. Quella mattina non ho mai ricevuto la chiamata del brigadiere Tuzi, dice una menzogna o si sbaglia quando dice di aver parlato con me. Nella mia vita ho commesso tanti errori ed ho dato problemi alla mia famiglia, per questo ho chiesto scusa, a mio padre. Ho piena fiducia nei giudici», ha concluso.
All'udienza preliminare di mercoledì non ci sarà Guglielmo Mollicone: il padre di Serena, che da 18 anni si batte per la verità, dalla fine di novembre ha avuto un malore ed è ricoverato in condizioni gravi all'ospedale di Frosinone.
 
Ultimo aggiornamento: Domenica 12 Gennaio 2020, 16:54
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