Processo Mollicone, ricostruite le ultime ore di Serena: dall'aggressione al decesso

Processo Mollicone, ricostruite le ultime ore di Serena: dall'aggressione al decesso

di Vincenzo Caramadre

L'aggressione, l'agonia, le ultime ore di vita, ma soprattutto il mancato soccorso, perchè Serena Mollicone, dopo l'aggressione, poteva essere salvata. Ed proprio questo l'elemento che ieri, durante la 43esima udienza dinanzi alla corte d'assise di Cassino, dov'è in corso il processo a carico di Franco, Marco, Anna Maria Mottola, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, è stato ripetuto dalla professoressa Cristina Cattaneo, consulente della procura. E stata riascoltata proprio per «cristallizzare» alcuni aspetti legati alle cause di morte, tra cui il mancato soccorso alla 18enne. «Il colpo ricevuto da Serena non era mortale, se soccorsa tempestivamente, si sarebbe salvata», ha detto Cattaneo. L'urto avrebbe prodotto solo un edema superficiale e non un versamento cerebrale. La Cattaneo che rimane l'architrave dell'accusa, ha confermato anche la causa di morte, avvenuta per «soffocamento indotto», tramite il sacchetto attorno alla testa.
Più dibattuta, invece, l'epoca della morte. L'accusa sostiene che Marco Mottola intorno alle 11.30 del primo giugno 2001 avrebbe aggredito Serena e poi sarebbe uscito dalla caserma, per cui la Cattaneo ha ricondotto la morte della 18enne al primo pomeriggio, dopo ore di agonia. Mentre il corpo sarebbe stato trasportato tra le 23.30 del primo e 2.30 del 2 giugno, secondo la procura, da Franco e Anna Maria Mottola. La tesi della morte per soffocamento meccanico è stata condivisa anche dal professor Saverio Potenza consulente della difesa dell'ex luogotenente Quatrale. Ma Potenza ha contestato le conclusioni della Cattaneo sulla compatibilità tra la porta e la frattura cranica. «Un colpo contro la porta avrebbe coinvolto anche altre parti del capo, come la regione frontale o mandibolare, che non c'è», ha spiegato. Per cui l'urto contro la porta è «residuale». Serena, quindi, non si sarebbe difesa ma per l'accademico non ci sarebbe stata «una colluttazione» perchè non sono stati trovati segni sul corpo della vittima, di conseguenza la morte di Serena ricade tra le «16.30 del primo giugno e la 5 del mattina del 2 giugno». Ciò farebbe vacillare l'ipotesi della procura che colloca, come detto, l'aggressione alle 11.30 del primo giugno.
Il professor Giorgio Bolino, medico legale della difesa Mottola, invece, la morte della ragazza sarebbe avvenuto il 2 giugno e la porta non è l'arma del delitto. «Serena - ha riferito Bolino - non ha urtato contro la porta perché non è compatibile con la ferita: la frattura sarebbe dovuta essere scomposta, abbiamo solo due piccole lesioni cutanee». Infine la dinamica di morte è stata ricondotta ad un «colpo alla testa senza difesa».
 


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Giugno 2022, 08:27
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