Omicidio Mollicone, ecco tutti
gli indizi che portano alla caserma
dei carabinieri di Arce

Omicidio Mollicone, ecco tutti gli indizi che portano alla caserma dei carabinieri di Arce

di Vincenzo Caramadre
Diciassette anni dopo, la verità sull'omicidio di Serena Mollicone è più vicina: la ragazza sarebbe stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce. A confermarlo è la perizia dei carabinieri del Ris consegnata ieri alla Procura di Cassino. Sotto la lente degli specialisti d'investigazione scientifica dell'Arma sono finite alcune tracce di legno e vernice ritrovate sul nastro adesivo con cui Serena venne imbavagliata e legata mani e piedi prima di essere abbandonata, senza vita, in un bosco. Il Ris ha accertato che quelle polveri sono compatibili con alcuni ambienti della caserma dei carabinieri.

IL SUICIDIO DEL BRIGADIERE
L'aggressione, culminata con la morte della studentessa, quindi sarebbe avvenuta in caserma. Una ipotesi confermata da altri elementi. In primo luogo la dichiarazione del brigadiere Santino Tuzi, che, nel 2008, poco prima di togliersi la vita in circostanze mai chiarite e ora oggetto di una nuova indagine, dichiarò agli investigatori di aver visto Serena entrare in caserma il primo giugno 2001 intorno a mezzogiorno. Due giorni dopo il cadavere venne trovato in uno boschetto.

GLI ELEMENTI
Insieme alle analisi del Ris e alla testimonianza del brigadiere suicida, ad avvalorare l'ipotesi dell'omicidio in caserma c'è anche la consulenza della professoressa Cristina Cattaneo con la quale è stata dichiarata compatibile una frattura sul cranio di Serena e il segno di effrazione su una porta di legno di un alloggio attiguo alla caserma, contro cui la 18enne sarebbe stata spinta nel corso di un litigio.

GLI INDAGATI 
Sono indagati, con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere, l'ex comandante della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna (assistiti dall'avvocato Francesco Germani). Il luogotenente Vincenzo Quatrale (assistito dagli avvocati Francesco Candido e Paolo D'Arpino) è indagato per concorso morale nell'omicidio e per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, mentre l'appuntato Francesco Suprano (difeso dagli avvocati Eduardo Rotondi ed Emiliano Germani) per favoreggiamento.

Le indagini dei carabinieri di Frosinone, agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo, sono quasi concluse. Entro la metà di ottobre il sostituto procuratore Beatrice Siravo dovrebbe avere tutti gli elementi per chiudere il quadro.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Settembre 2018, 13:30
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