Il giallo di Arce, i consulenti della difesa: «La porta non è l’arma del delitto»

Il giallo di Arce, i consulenti della difesa: «La porta non è l’arma del delitto»

di Vincenzo Caramadre

Diciassette punti per chiedere l’assoluzione. Sono quelli portati in aula dalla difesa della famiglia Mottola per rimarcare le crepe investigative, le incongruenze logiche e cronologiche e di conseguenza dimostrare l’innocenza degli imputati. Ieri al processo per l’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto il primo giugno 2001 ad Arce, è stato il giorno dei consulenti tecnici chiamati a smontare le accuse che la procura muove all’ex maresciallo Franco Mottola, a sua moglie Anna Maria e a suo figlio Marco. Una relazione tecnica redatta e illustrata in aula, nel corso della 41esima udienza, dal criminologo Carmelo Lavorino e dai consulenti Cosmo Di Mille e Gaetano Bonaventura, i quali hanno ricostruito e ripercorso le fasi dell’omicidio e delle varie indagini. Al centro i depistaggi, le prime dichiarazioni e soprattutto l’arma del delitto: la porta contro la quale sarebbe stata sbattuta Serena.

LA RICOSTRUZIONE
Tra i punti di focali della consulenza c’è l’ultimo avvistamento di Serena Mollicone il primo giugno 2001 dinanzi al bar a Chioppetelle e svelato da Carmine Belli, l’uomo processato e assolto proprio per il giallo di Arce. «L’avvistamento di Serena Mollicone descritto da Carmine Belli risale al 31 maggio e non al primo giugno, questo è un dato acquisito», ha esordito Lavorino. Affrontata la questione dei presunti depistaggi del maresciallo Mottola relativo al prelievo del papà Guglielmo Mollicone il giorno del funerale e le impronte sul telefonino di Serena. «Fu il capitano Trombetti - ha detto Lavorino - su richiesta del pm ad ordinare di prelevare Guglielmo Mollicone dalla chiesa di Arce. Sul telefonino di Serena sono state trovate le impronte del padre, per cui il maresciallo Mottola non ha cancellato alcuna impronta, tantomeno ha inserito il numero 666 nella rubrica». L’accusa sostiene che Serena sia stata assassinata in un alloggio della caserma di Arce dopo un litigio con Marco Mottola, il quale l’avrebbe prima sbattuta contro un porta e poi soffocata con un sacchetto attorno alla testa. A supporto è stata portata una consulenza della professoressa Cattaneo che ha isolato tracce di legno sul nastro utilizzato per bloccare la vittima.

Ma la difesa è giunta ad altre conclusioni. «La porta -ha spiegato Lavorino - rappresenta la catastrofe investigativa perché le misurazioni non quadrano.

L’urto non è compatibile né con l’altezza della ragazza né con la ferita. Gli 11 frammenti lignei trovati sul nastro che avvolgeva il collo di Serena, invece, non sono compatibili con quelli della porta. Sono diversi. I frammenti trovati erano sul nastro che avvolgeva busta di plastica e non sul collo di Serena. La consulenza Cattaneo è il parafulmine di tutti, condivisa da tutti ma nessuno ci spiega le motivazioni». L’urto poi, per i consulenti, non avrebbe provocato alcuna lesione alla spalla della vittima, 25 centimetri più in basso, e nel corso dell’aggressione avrebbero dovuto colpire la stessa porta. L’ altezza di Serena non sarebbe compatibile con quella della porta contro la quale sarebbe stata spinta. L’ingegner Di Mille a tal riguardo ha «escluso che l’urto contro la porta possa aver provocato a Serena una frattura nella sua zona temporale sinistra». La porta, in conclusione, non è «l’arma del delitto».

IL MOVENTE
Nel corso delle indagini sono stati eseguiti accertamenti di natura biologica, il consulente, però, ha rimarcato che «nessuna è riferibile agli imputati». L’assassino per la difesa è ancora ignoto, ma non è tra gli imputati e non si sa è ancora in vita, «chi ha agito poteva aver avuto qualche interesse affettivo non corrisposto nei confronti della vittima». Ipotizzato inoltre che al «momento dell’aggressione la 18enne forse era nuda o seminuda perché non ci sono segni di strattonamento sui vestiti». Un impianto accusatorio bocciato su tutta la linea. «Quatrale - ha concluso Lavorino - è il soggetto jolly, perché la pista dei soli Mottola non era convincente, e quindi hanno tirato fuori lui». Prossima udienza domani.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Giugno 2022, 11:15
© RIPRODUZIONE RISERVATA