A Villa Ada torna «Roma Incontra il Mondo»: nel 2021 è «La musica che cura»

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Nulla si sa, tutto si immagina: l’anno scorso era questa frase del poeta portoghese Fernando Pessoa, amata da Federico Fellini, lo slogan di Roma Incontra il Mondo, storica rassegna che riunisce a Villa Ada musicisti e band di mezzo mondo e che, vale la pena di sottolinearlo, conferma per l'ennesima volta il grande valore offerto dai mix e dagli incroci di differenti culture. Stavolta il festival ha un nome più lungo: si chiama Roma Incontra il Mondo - La musica che cura e s’ispira a Euterpe, “colei che porta gioia”, la musa della Musica dell’antica Grecia, attraverso il cui intervento vengano liberate l'ispirazione dei musicisti e l'impegno dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, grazie a quel rito collettivo che è lo spettacolo musicale dal vivo.

E qualcosa di magico, alla faccia di chi non ci crede, nella location del festival c’è da un bel pezzo: molti anni fa scoprimmo che nel tragitto dall’ingresso in via di Ponte Salario 28 alla penisola che ospita i concerti, se camminando ci si tiene sulla sinistra e si sfiora di un paio di metri il grande bosco, nel buio brillano le lucciole, ritenute da lungo tempo desaparecide in città. Chi di voi le ha mai viste intuisce che la riapparizione del loro straordinario luccichio tra le foglie della Villa Ada notturna era una sorta di piccolo miracolo, che a ogni stagione si ripete e che, inutile negarlo, è segno di fortuna.

In questa ventisettesima edizione, nell'anno della pandemia, ci sarà di tutto, come succede da più di un quarto di secolo: troverete dal rock al reggae, dalla canzone d'autore all'hip hop, dalla fusion al jazz, scegliete voi. Se volete altri dettagli li trovate sul sito www.villaada.org o in alternativa su www.facebook.com/VillaAda.Fest. Passiamo al calendario. La manifestazione inizia il 20 giugno con la Giornata mondiale del rifugiato e della rifugiata, un’occasione per riflettere sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo. E sul palco ci sono due chitarristi doc; sono Bombino e Adriano Viterbini.

L’artista tuareg stella del desert blues, conosciuto come il “Jimi Hendrix” del deserto, e il musicista romano dei Bud Spencer Blues Explosion offrono un live magnetico e polveroso, fuori dal tempo. Il 21 arriva Nuove Tribù Zulu, gruppo romano pioniere della contaminazione musicale; il 22 giugno è la volta del rock psichedelico della band emiliana Julie’s Haircut e di Laura Agnusdei, sassofonista e musicista elettronica bolognese. Il 23 giugno è il turno di Giancane, cantautore dal grande senso dell’umorismo e dalla chiara vocazione country, che con la sua Ipocondria ha firmato la sigla di Rebibbia quarantine, la virale serie di Zerocalcare. Il 24 giugno Villa Ada ospita Spaghettiland con Margherita Vicario, fresca del successo del suo ultimo album Bingo, e il giovane e carismatico Nayt.

Il 25 giugno l’eclettico e provocatorio artista americano Arto Lindsay sbarca a Roma con Voce e Vortice: una rilettura ovviamente alla sua maniera della celebre Lectura Dantis di Carmelo Bene. Il 27 giugno c’è il glam-punk'n'roll dei Giuda, mentre il 28 e 29 giugno due omaggi alla musica d’autore: il primo è dedicato a Gabriella Ferri, con Giulia Anania e Emilio Stella; il secondo a Fabrizio De André, organizzato da FACE Magazine.it. Il 30 giugno salgono sul palco Juggernaut e Nero di Marte, band dal tormentato sound post-metal. Il 1 luglio vede sul palco London 69, all-star band formata da Roberto Dellera (Afterhours), Lino Gitto (The Winstons), Sebastiano Forte e Andrea “Fish” Pesce (Riccardo Sinigallia, Tiromancino) con All Good Children Go To Heave, una serata dedicata a uno dei capitoli più alti della discografia dei Beatles, Abbey Road, arricchita da ospiti speciali quali Rachele Bastreghi e Roberto Angelini. Il 2 luglio è la volta di Dub FX, l’essenza della musica indipendente: l’artista australiano presenta il suo Roots (2020) e divide il palco con il sassofonista e compositore Mr Woodnote. Il 4 luglio tocca a Greg & the Fatbones Big Band, il collaudato connubio fra Claudio Gregori, il maestro Massimo Pirone e l’orchestra Fatbones a base di swing, un bicchiere di scotch, qualche battuta ad hoc e il pensiero che vola a Las Vegas.

Il 5 luglio i Ministri presentano il loro ultimo EP Cronaca Nera e Musica Leggera, con la tradizionale energia che la musica della band ha sempre regalato. Martedì 6 luglio Vasco Brondi presenta Paesaggio dopo la Battaglia (2021), il primo album realizzato dopo la conclusione del suo lungo progetto artistico alla testa della band Le Luci Della Centrale Elettrica: è un disco intenso, fatto di racconti per voce e cori, per orchestra e sintetizzatori, dieci brani incisi tra Ferrara, Milano e New York, che raccontano la nuova visione del cantautore tra battaglie intime e universali, battaglie di crescita e di ricerca, attraversando territori di perdite e conquiste. «Alla fine è arrivato davvero questo momento, da oggi il disco è vostro – dice il musicista. - Mi sembra sempre un miracolo vedere le cose immaginate che diventano reali (nel mezzo c’è sempre un bel delirio in effetti!). C’è un verso nella prima canzone del disco che è stato il mio mantra durante la scrittura: “siamo qui per rivelarci e non per nasconderci”. E’ quello che ho cercato di fare, guardarmi dentro e attorno e seguire sempre la mia strada, quella che nessuno mi indicava. Vi abbraccio!»

Il 7 luglio è la volta dell’etno world di Indaco & Friends, per festeggiare i trent’anni dalla nascita dello storico gruppo, mentre l’8 torna l’eccellente cantautorato mediterraneo dei Radiodervish, band che schiera il palestinese Nabil Salameh (voce, bouzuki, chitarra) con i nostri Michele Lobaccaro (basso, chitarra, voce), Alessandro Pipino (tastiere, fisarmonica, organetto) e Riccardo Laganà (percussioni). Il 9 luglio c’è quello che potremmo definire un evento spaziale: Apollo 11 Reloaded è il nuovo progetto di uno dei pionieri della musica elettronica italiana, Maurizio Martusciello aka Martux_M, dedicato all’anniversario dell’allunaggio. Il 12 luglio è in cartellone Claudio Morici con Best Off, il meglio del suo repertorio arricchito da nuove narrazioni, mentre il 14 luglio torna Michela Giroud, regina della Stand Up Comedy, con un nuovo esilarante monologo.

Il 15 luglio arriva Futuro Arcaico, con Alfio Antico e Lino Capra Vaccina, precursori di un approccio aperto e sperimentale a tradizione, musica etnica e folklore musicale, insieme a Mai Mai Mai e Folklore Elettrico. Il 16 tocca a una magica unione tra musica e cinema: la band inglese Asian Dub Foundation sonorizza dal vivo, con il suo mix di punk rock, beat elettronici, reggae, bhangra e hip hop, La Haine, il film culto interpretato da Vincent Cassel e diretto da Mathieu Kassovitz. Il 17 luglio è la volta di Leyla McCalla, polistrumentista, interprete, arrangiatrice e cantautrice statunitense di origini haitiame che canta in inglese, francese e creolo haitiano. Il suo live è anticipato dalla performance del liutista e compositore olandese Jozef Van Wissem, musicista minimale già collaboratore di Jim Jarmush. Il 18 è la volta del comico Luca Ravenna, mentre il 19 arrivano dalla Siberia occidentale gli Huun-Huur-Tu: vengono dalla Repubblica di Tuva, ai confini con la Mongolia, che è la patria del canto difonico (quello che permette a una sola persona di emettere contemporaneamente due o anche tre note), suonano strumenti tradizionali come l'igil, il byzaanchi, il khomuz, il doshpuluur, il tuyug (che vanno visti per capire cosa sono) e hanno alle spalle una quindicina di album, un paio con le Voci Bulgare.

Il 21 arrivano i ritmi cubani del Grupo Compay Segundo, formazione nata dopo la scomparsa nel 2003 del musicista e vocalist autore di Guantanamera e di tanti altri brani della tradizione popolare dell’isola: ci sono Salvador Repilado al basso, le chitarre di Nilso Arias e Yoel Matos e altri sei musicisti. Il 22 luglio sono di scena i Subsonica, tra le band italiane più apprezzate dal pubblico, che non vedevano l’ora di tornare in palcoscenico: il vocalist Samuel Umberto Romano, il chitarrista Max Casacci, il bassista Boosta e compagni riprendono, se possibile, il tour che doveva proporre gli hit della band e i brani dell’album Microchip temporale uscito nel 2019. Il 23 torna Iosonouncane, sardo di Buggerru, annata 1983, per presentare Ira, nuovo e attesissimo album di ben 108 minuti a base di elettronica, psichedelia, echi del Maghreb e reminiscenze jazz, che ha già fatto dell'autore uno dei più coraggiosi e innovativi interpreti della scena indipendente nazionale: è scritto in un mix di inglese, francese, arabo, spagnolo, tedesco e italiano, l’idioma momentaneo, confuso e pieno di errori della migrazione, di chi marcia per terre e mare alla ricerca della liberazione.

Il 26 luglio arriva dal New Jersey il giovane compositore Ron Gallo: americano, nato nel 1992, è in tour con i brani del nuovo album Peacemeaal, tra rock, punk, jazz e garage, e nel disco c’è anche una canzone per sua moglie Chiara, Please Don’t Die, con lei che canta e suona la chitarra. Il 27 sbarca a Roma Fatoumata Diawara, tra le artiste africane più influenti e carismatiche del panorama musicale contemporaneo: nata in Costa d’Avorio e cresciuta nel Mali, patria dei genitori, è con la sua band, cioè Yacouba Kone (chitarra), Arecio Smith (tastiere), Sekou Bah (basso) e Jean Baptiste Gbadoe (batteria). Il 28 luglio non servono presentazioni per i Negrita: tra intimismo e sferzate di energia, la band di Arezzo (Paolo Bruni, voce, chitarra, armonica; Enrico Salvi, chitarra solista; Cesare Petricich, chitarra ritmica; Giacomo Rossetti, basso; Guglielmo Ridolfo Gagliano, piano, tastiere, violoncello; Cristiano Dalla Pellegrina, batteria) offre un live in doppia veste, acustica e elettrica. Il 29 tocca ai Melancholia, band che viene da X Factor: sono la vocalist Benedetta Alessi, il chitarrista Filippo Petruccioli e il tastierista Fabio Azzarelliì e suonano un mix di hip hop, drums&bass e musica elettronica. Il 30 luglio arriva Shabaka Hutchings, musicista che ha una bella storia: nato a Londra, spostato a Birmingham quando aveva due anni e cresciuto da quando ne aveva sei alle isole Barbados, patria dei genitori, a nove anni suonava il clarinetto e cantava i brani hip hop di Nas, Notorious BIG e Tupac

 E’ tornato in Inghiterra per studiare sax e clarinetto in conservatorio, si è iscritto a un laboratorio blues guidato dal bassista Gary Crosby, dalla vocalist e insegnante Janine Irons e dal trombettista di New Orleans Abram Wilson, si è innamorato del jazz e ha messo su la band dei Sons of Kemet, i figli di Kemet, dove Kemet, cioè “terra nera”, è il nome dell’antico Egitto, dal fango depositato ogni anno dalle inondazioni del Nilo. Oggi il sassofonista, compositore, filosofo e scrittore è in tour per presentare il nuovo album Black To The Future, con i batteristi Tom Skinner e Eddie Hick, la tuba di Theon Cross e i suoi sax. E’ un disco politicamente toccante, che mescola jazz, rock, folk caraibico e musica africana, e inizia e finisce con potenti dichiarazioni liriche e musicali di rabbia e frustrazione espresse sulla scia della morte di George Floyd e delle successive proteste del Black Lives Matter. Il cd raffigura il movimento della ridefinizione e riaffermazione di cosa significa lottare per il black power. Insomma, un lavoro tosto, come si usava una volta. Il 31 luglio è Rome Psych Nite, una serata con l’energia di tre band: i romani La Batteria (Emanuele Bultrini, Stefano Vicarelli, Paolo Pecorelli e David Nerattini), i Soviet Soviet (Matteo Tegu, Alessandro Ferri e Andrea Giometti) e i Big Mountain County (psych rock selvaggio). Il 1 agosto arriva il misterioso collettivo afrojazz C'mon Tigre, formazione multicolore che adesso schiera Marco Frattini (batteria, sinth), Pasquale Mirra (vibrafono, sinth), Giuseppe Scardino (sax baritono, sinth) e Tiziano Bianchi (tromba, sinth): jazz, hip hop, funk, disco.

Il 2 omaggio del sassofonista Daniele Sepe a Frank Zappa in Direction Zappa, progetto e album da un live del 2016 che rilegge le composizioni zappiane, con la voce di Dean Bowman, il batterista Hamid Drake, Tommy De Paola al piano e alle tastiere, Joe Cristiano alla chitarra elettrica e Davide Costagliola al basso. Roba buona. Il 5 agosto con Borgata Boredom Reloded risuona l’alternativa scena di Roma Est: è un progetto e disco che raccoglie quindici brani che illustrano le diverse anime della città. Il 6 si cambia musica con il rap di Ernia (pseudonimo del milanese Matteo Professione) e la sua hit Superclassico, 5 volte platino: è il singolo tratto dal suo album Gemelli Ascendente Milano, versione deluxe del disco che aveva conquistato pubblico e critica nel 2020. Domenica 8 agosto salgono sul palco i Kokoroko, il collettivo afrobeat composto da otto giovani musicisti inglesi guidato dalla trombettista Sheila Maurice-Grey, con una sezione di fiati tutta al femminile (al suo fianco la sassofonista Cassie Kinoshi e la trombonista Richie Seivwright), il tastierista Yohan Kebede, il chitarrista Tobi Adenaike, il batterista Ayo Salawu, il percussionista Onome Ighamre Edgeworth e il bassista Mutale Chashi. E’ una formazione trascinante, aggressiva e piena di energia, abituata a esibirsi sia nelle strade (dove grazie ai fiati riesce a farsi subito largo) che nei festival, e dopo aver suonato nella celebre Royal Albert Hall di Londra nel 2020 è pronta per un’estate tutta in tour internazionale.

Il 9 agosto Villa Ada ospita i Modena City Ramblers, storica band emiliana on the road dal 1991 in un’imperdibile tour che festeggia i 30 anni di carriera del gruppo, famoso per il suo travolgente combat folk. L’11 il duo pugliese Kodex (Donatello D’Attoma e Massimo Bonuccelli) sonorizza le opere del maestro dell’horror, il regista John Carpenter, con la musica elettroacustica composta per l’occasione dai due musicisti, famosi per la ricerca del suono e della continuità tra il reale e il virtuale che genera esperienze ed emozioni. E il 12 il festival chiude con Moltheni, nome d’arte del cantautore Umberto Maria Giardini. Citiamo una frase da una sua recente intervista che chiarisce cosa andrete a senture: «La mia musica non ha mai dato messaggi, poiché io non ne sono in grado e neppure mi interessa farlo. Posseggo da sempre un manierismo discretamente riconoscibile, visionario sempre collegato a ciò che scrivo e a come lo interpreto. Come se non bastasse, e chi mi conosce lo sa, sono sempre stato molto distaccato dal mio pubblico, incapace di comunicare con esso in modo diretto. Il mio scopo è fare stare bene le persone che ascoltano la mia musica, tentando di renderle consapevoli di quello che l'essere umano è, nelle sue convinzioni, nelle sue incertezze, nei suoi molteplici dubbi spesso inconfessabili». Il cartellone di Villa Ada 2021 è qui, e il suo obiettivo, liberare le energie dello spettacolo dal vivo nel segno della condivisione, procede spedito. Buona musica e buone lucciole a tutti.