La Graziella di Procida negli scatti di Angelica Paciocco

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Giovanni Chianelli

La Graziella, a Procida, è una delle tante tradizioni inventate per la coesione comunitaria (ne parlò Eric Hobsbawm nel fortunato saggio “L'invenzione della tradizione”). Esiste solo dal 1939 e attinge a un romanzo di Alphonse de Lamartine del 1852. Eppure è uno dei momenti più attesi dell’anno: quando, a metà estate, le ragazze dell’isola sfilano con gli abiti tradizionali, ispirati a quelli delle armatrici procidane, custodito da poche famiglie dell'isola e realizzato in seta, ricami in oro, bordature con decori astratti. Rinviano a contributi lontani – i procidani hanno incontrato tutto il Mediterraneo e oltre - i fregi, il taglio orientale, l’uso di gioielli vistosi. Tra loro c’è lei, Graziella, eletta ogni anno per ricordare il personaggio amato da de Lamartine.

Una fotografa si è innamorata del mito e del suo abito, realizzando una serie di scatti che in questi giorni sono esposti nella vineria letteraria della Corricella, “L’isola di Arturo”. Si chiama Angelica Paciocco, 35 anni, napoletana, da tempo legata all’isola e alle sue figure (ha già realizzato una serie sui ragazzini procidani ispirata al libro della Morante): “Molto della storia di Procida è racchiusa in questo vestito, così bello e ricco di storia” dice.

Ha scattato prima dell’ultima sfilata, il 9 agosto, nella Villa dell’aria a Ciraccio. Tra i suoi soggetti Alessia Mazzella che è la Graziella del 2021. Nelle immagini si coglie la ricchezza e l’esotismo dell’abito che la fotografa ha voluto immortalare a colori per esaltarne i dettagli e valorizzarne il pregio. “Ho voluto seguire tutte le fasi, anche la vestizione: perché ho scoperto che essere una Graziella richiede una ritualità precisa, lenta, davvero sacra. E tutta al femminile dato che gli uomini stavano in mare la maggior parte dell’anno”.