Istanbul, riapre la Cisterna "meraviglia del mondo": nuovi percorsi e illuminazione firmati da studi romani

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Servizio di Laura Larcan

In bilico come a camminare sull'acqua sotto le volte titaniche, guardati a vista dalle teste mitiche rovesciate di Medusa in uno spettacolo di colori che dall'acquamarina turchese volgono all'ambra dorata. Istanbul è pronta a restituira la sua "meraviglia" sotterranea. La monumentale cisterna basilica riapre al pubblico (data da mettere in agenda, venerdì 22 luglio) dopo un lungo e complesso restauro iniziato nel 2018, un'operazione fortemente voluta dal dipartimento dei Beni culturali della Grande municipalità di Istanbul (IBB) per risanare e valorizzare questo gioiello che ha sedotto e attirato flussi di visitatori come il Colosseo o il Louvre. Meraviglia del mondo davvero per questo tesoro di architettura, decorazione plastica, ingegneria idraulica che affonda le radici (è proprio il caso di dirlo) all'epoca dell'imperatore Costantino. E c'è anche la mano italiana nell'impresa di "rinascita" di questa creatura dell'arte. Già perché il monumento sotterraneo di epoca bizantina, il cui ingresso si affaccia sulla piazza di Santa Sofia, diventa visitabile con un progetto firmato dallo studio Atelye 70 di Istanbul insieme agli studi romani Insula architettura e ingegneria e Studioillumina, che hanno collaborato al nuovo percorso di visita in sinergia con un suggestivo sistema di illuminazione studiato su misura per immergersi nella storia e nella simbologia di questo luogo. 

LA STORIA DEL MONUMENTO

La Cisterna Basilica di Istanbul  (il nome turco è Yerebatan Sarayi, che significa palazzo sommerso) risale all’epoca dell’imperatore Costantino, ampliato nel 532 dall'imperatore Giustiniano (527-566), durante il periodo d’oro dell’Impero Romano d’Oriente. Un’architettura ipogea, con una superficie di circa 140 metri per 70 di ampiezza, scandita da 336 colonne alte 9 metri disposte su dodici file e distanziate l'una dall'altra di 4,80 metri. La monumentale opera idraulica che forniva acqua al palazzo imperiale e ai luoghi limitrofi, dimenticata per tutto il Medioevo, è stata poi riscoperta per caso nel XVI secolo. Aperta al pubblico nel 1987, ha raggiunto nel corso degli anni numeri di visitatori paragonabili a quelli del Louvre e del Colosseo per i rispettivi paesi, diventando uno dei monumenti più iconici da vedere anche durante una breve permanenza nella capitale culturale della Turchia, è stata poi chiusa recentemente per permettere i necessari lavori di restauro e manutenzione. I muri perimetrali che racchiudono questo spazio sorprendente di quasi 10mila metri quadri di superficie sono mattoni murati con malta impermeabile ed hanno uno spessore di ben 4 metri.

IL PERCORSO E LE PASSERELLE

All’opera di completo restauro e consolidamento della cisterna affidata allo studio Hera Restorasyon, si è aggiunto l’intervento degli architetti degli studi romani con un disegno minimale che insieme al nuovo progetto di illuminazione esalta la bellezza del palazzo sommerso. L’incarico è stato conferito alla fine del 2020 e il cantiere è stato portato a termine in 8 mesi: è stata demolita la vecchia passerella in calcestruzzo e riprogettato l’itinerario di visita che si sviluppa su una superficie di 1.400 metri quadri. Il nuovo camminamento (con un’ampiezza variabile da 1,3 a 3 metri) si snoda su leggere passerelle metalliche che sostituiscono le pesanti strutture antecedenti e che sono più prossime alla base del monumento. Il visitatore si trova così a camminare quasi sul pelo dell’acqua e ad ammirare la bellezza e la piena altezza delle volte sovrastanti.

LA LUCE, MEDUSA, I COLORI DELLA TURCHIA E LA SIMBOLOGIA 

«Dal punto di vista concettuale - spigano gli architetti italiani - la narrazione della luce prevede diversi scenari percettivi. Il percorso di andata è come un addentrarsi in una foresta svelata solo dal controluce, ed è ispirata dal mondo antico delle miniature. Un omaggio al mondo orientale, in cui la prospettiva non ha un’importanza centrale, ma tende invece a scomparire per lasciare spazio al disegno e alle forme. In quest’ottica l’ingresso nella “selva” è affiancato da un elemento bidimensionale che accompagna il visitatore alla scoperta di in un luogo senza tempo. L’utilizzo di una diminuzione graduale dei livelli di luminosità a mano a mano che ci si addentra nello spazio sotterraneo, porta l’esperienza del visitatore verso un’esplorazione quasi archeologica e più personale della cisterna. Le colonne con le teste di Medusa rappresentano la fine del viaggio di andata e l’inizio del viaggio di ritorno. Qui avviene la transizione fra il mondo orientale (stadio sottile) e il mondo occidentale (stato di luce materica). E qui, in un luogo di sospensione e di riflessione, il visitatore tornerà indietro, dopo essersi soffermato sulle due figure mitologiche le cui teste rovesciate sembrano rappresentare simbolicamente il fluire della vita. Da questo momento in poi il mondo bidimensionale si interrompe per lasciare spazio a quello tridimensionale, che svelerà la Cisterna nel suo lato strutturale e più architettonico. A metà del percorso ed in maniera inattesa e suggestiva la cisterna si tinge delle atmosfere caratteristiche della Turchia, trascolorando da acquamarina ad ambra. Il viaggiatore, a questo punto, è trasformato e porta con sé l’essenza della percezione cromatica dell’esperienza raggiunta. Le cromie sono quelle della zultanite, la gemma anatolica che cambia il suo colore, passando da vibrazioni turchesi acquamarina, se sottoposta alla luce naturale, fino al color ambra, se esposta alla tremula luce di una fiaccola».