Sette storie per sette ricette su Leggo.it: su TikTok e Instagram i piatti che hanno segnato la vita

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di Micol Ferrara - Cos’è il cibo? La rubrica "Sette storie per sette ricette" nasce per raccontarvelo. Storia, tradizione, salute, cultura: non c’è nulla di meccanico a tenere uniti questi elementi ma molto di umano. Proprio perché umano - e ricalca la vita - è fatto anche di errori, scorrettezze, assurdità e cambiamenti tanto radicali che talvolta si spingono ben oltre il quanto basta (il famoso QB alla base di ogni preparazione).

 

Sette storie per sette ricette

Abbiamo tutti una ricetta legata a un momento, una tradizione, una storia. Per alcuni di noi, addirittura, tra i fornelli si è consolidata la seconda opportunità della vita, un processo di rinascita, dove i percorsi sono molteplici e fortemente individuali. Piccole e grandi Storie: dallo chef che non si arrende alle storture della vita che lo portano al fallimento, si rimette in piedi, e si afferma nel mondo delle ristorazione con una carbonara. Alle “scappatelle” - prodotte da Made in Carcere - biscotti vegani biologici realizzati presso l’Istituto penitenziario minorile Fornelli di Bari, vera e propria ricetta di riscatto sociale, così come il pan di vita. A chi uscito dopo un periodi di reclusione a Nisida apre un ristorante tutto suo e nel giro di pochi anni raddoppia. Storie di integrazione di rifugiati e migranti che si sono rivalsi sulla vita attraverso la cucina.

Una rassegna che potrebbe non finire mai perché sempre ci sarà la storia di una ricetta a destare interesse e curiosità a chi, per scelta, vuole restare aperto alla conoscenza del mondo attraverso quello che di umano produce e racconta. Un’esplorazione umana e urbana, perché è noto che una città si conosce solo dal suo mercato. Sette storie per sette ricette è una caccia alle materie prime nobili e genuine che arrivano nel piatto, spesso legato all’emozione del ricordo che lo accompagna. Per salvaguardare la consapevolezza che quello che mangiamo è frutto di migliaia di anni di conoscenze, di fatica, di apprendimento continuo, di confronti. Un patrimonio a cui sarebbe assurdo rinunciare.

Sappiamo in fondo che non esiste la ricetta del vivere. Questo si impara solo vivendo e ognuno deve trovare la sua. Qual è la ricetta della tua Storia? Raccontacelo e allestisci con noi la nostra tavola felice imbandita di cibo e sentimento.

 

La prima storia e la prima ricetta. I fornelli di Gustamundo: rifugio sicuro per preparare il Govurma

Dilruba Bashirova è originaria dell’Azerbaijan arrivata in Italia nel 2018 con i suoi tre figli e non certo con un viaggio pianificato – “volo diretto” – e senza problemi. Prima di raggiungere Roma è stata in Belgio e in Norvegia nel frattempo ha perso il marito ma non si è mai arresa al dolore. Ha conservato il sorriso Dilruba, grazie anche alla strabordante energia della sua figlia minore Sonbahar, di 10 anni, che l’affianca in cucina e la sostiene con la sua gioia. La passione per il cibo, invece, l’ha ereditata dal padre chef.

Ha iniziato a cucinare nella tavola calda di famiglia a Mosca, piatti di diverse tradizioni: azera, turca, russa e talish (il suo gruppo etnico). E’ stata accolta nel centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, e grazie a loro ha avuto la possibilità di partecipare nel 2019 ad uno stage formativo presso il ristorante Gustamundo e così di incontrare Pasquale Compagnone il fondatore. Dilruba trova così lavoro e riprende a coltivale la sua passione per le cucine del mondo. I fornelli diventano, dunque, luogo di riabilitazione e di speranza per chi, come lei, è costretto a fuggire dal proprio paese. Inizia a studiare, Pasquale la sostiene, attiva tutti i percorsi di formazione possibile, la fa affiancare da un mediatore linguistico, e supera l’esame REC conseguendo l’abilitazione all’esercizio della somministrazione di alimenti e bevande, pronta a fare da capofila al progetto Gustamundo 2 che, al pari del primo, ha lo scopo di essere non solo un ristorante ma un vero e proprio porto gastronomico che accoglie chef migranti e rifugiati per cene di cucina multietnica e solidale con una pasticceria d’eccellenza. Tra tutti questi sapori anche Dilruba conserva un piatto del cuore, che le fa ricordare della sua famiglia, e grazie allo zafferano le permette di andare oltre la nostalgia della distanza. Il piatto speziato che la descrive meglio e che ama cucinare anche fuori dal ristorante per coccolare i suoi figli, il Govurma, è una portata ricca che, per certi versi, ricorda lontanamente uno stufato, un mix di frutta secca, carne, amalgamate e accompagnate dal riso basmati. Un piatto che ha aiutato a costruire una pacifica e proficua convivenza. Oltre le belle parole ed i buoni propositi, una esperienza di integrazione fattuale è proprio quella offerta da un buon uso del cibo, che può aiutare – se gli ingredienti sono ben dosati come insegna Dilruba – a valorizzare i più fragili, al fine di promuovere benessere e integrazione, con gesti semplici e alla portata di ognuno di noi. Senza tralasciare il gusto, come si prepara il Govurma?

 

Ecco la ricetta (4 persone)

1/5 Bocconcini di manzo 750 gr. Cipolla 50 gr. Datteri 50 gr. Albicocche secche 50 gr. Uva secca 50 gr. Prugne secche Curcuma qb. Pepe nero qb. Burro qb. Zafferano qb.

Inizialmente procedere con la cottura della carne di manzo in una pentola con un filo d’olio, circa trenta minuti a fuoco lento. Successivamente separare la carne dall’acqua che avrà rilasciato e conservare il brodo. Nel frattempo su un'altra padella mettere il burro, far soffriggere con curcuma e poi aggiungere la carne (senza il brodo). Su un'altra padella aggiungere la cipolla tagliata alla julienne, lasciando rosolare a lungo e dopo aggiungere la curcuma. Su un’altra padella ancora lasciamo riscaldare tutta la frutta secca con il burro e la curcuma. Prendiamo poi una pentola e aggiungiamo metà della cipolla rosolata precedentemente e successivamente aggiungiamo sopra la cipolla la carne che avevamo cucinato con il burro e curcuma. Aggiungiamo poi la restante cipolla soffritta e tutta la frutta secca. Infine aggiungiamo 2 bicchieri circa di brodo di carne e sale e pepe quanto basta con un pizzico di zafferano. Lasciamo cuocere tutto per 30 minuti a fiamma bassa. Servire con riso basmati.

 


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