Putin a Mariupol, la città simbolo della resistenza ucraina: «Visita di lavoro». Poi il vertice militare a Rostov sul Don

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PutinMariupol, la città simbolo della resistenza ucraina nell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, per una «visita di lavoro». Queste le tappe della visita a sorpresa del presidente russo confermate dal Cremlino, come riporta la Tass: «Putin si è recato a Mariupol in elicottero» e «ha guidato un veicolo lungo le strade della città, fermandosi in diverse località» per ispezionare «una serie di luoghi della città» e parlare «con i residenti locali».

Secondo il Cremlino, Putin si è recato anche nella città di Rostov sul Don, nella Russia meridionale, per un incontro con i vertici militari impegnati in quella che viene definita l'«operazione militare speciale» in corso in Ucraina.

 

Putin: «Amplieremo i quartieri residenziali di Mariupol»

Vladimir Putin ha promesso che Mosca costruirà altri quartieri residenziali a Mariupol, nell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Tass, durante la sua visita nella città dell'Ucraina orientale Putin ha parlato con un residente locale, che ha definito il luogo «un piccolo angolo di paradiso». E il presidente russo ha detto: «Lo amplieremo».

 

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Putin a Mariupol, poi il vertice militare

Proprio pochi giorni fa l'amministrazione militare russa aveva inaugurato una piattaforma per elicotteri sull'acciaieria Azovstal di Mariupol, per mesi roccaforte della difesa ucraina fino alla resa del maggio scorso.

Secondo quanto riferisce ancora il Cremlino, Putin ha anche tenuto un incontro nella città russa meridionale di Rostov sul Don con i vertici militari nel posto di comando «dell'operazione militare speciale» in corso in Ucraina.

 

Xi Jinping lunedì a Mosca

Xi Jinping volerà lunedì a Mosca da Vladimir Putin, secondo la versione di Pechino in visita «per la pace». Ad oltre un anno dall'aggressione militare russa all'Ucraina, il Cremlino prepara all'illustre ospite un'accoglienza imperiale: dieci anni fa, alla prima missione del presidente cinese fresco di nomina, gli furono riservati un inedito picchetto d'onore a cavallo e un lungo tappeto rosso srotolato nella sala di San Giorgio. Da allora i tempi sono cambiati, i rapporti di forza tra i due Paesi pure e la scellerata guerra ha messo Putin nelle condizioni di non poter fare a meno «dell'amico del cuore» - come si sono definiti i due leader nella telefonata di fine 2022 - che ha contribuito a non far crollare la Russia sotto il peso delle sanzioni occidentali, comprando petrolio e gas a sconto.

In oltre un anno di conflitto, i due presidenti si sono incontrati di persona solo a Samarcanda, al vertice di settembre 2022 dei Paesi Sco. Da allora, soprattutto dalle comunicazioni cinesi, è sparita ogni citazione della «partnership senza limiti» che Xi e Putin definirono a Pechino a febbraio 2022, ad appena tre settimane dall'invasione dell'Ucraina. Oggi invece Mosca ha fatto sapere che i due firmeranno un documento su una «nuova era» della «partnership e delle relazioni strategiche» bilaterali, come annunciato dal consigliere presidenziale Yuri Ushakov, assieme ad un altro patto sullo sviluppo della cooperazione economica «fino al 2030».

La parte cinese, oltre a ufficializzare la visita di Stato dal 20 al 22 marzo, ha affermato che la missione «riguarderà l'amicizia volta ad approfondire la fiducia reciproca». Mantenere la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo comune «sono gli scopi della politica estera cinese», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, per il quale «sulla questione ucraina, la Cina si è sempre schierata dalla parte della pace, del dialogo e della correttezza storica. La proposta da noi presentata può essere riassunta in una frase: perseguire la pace e promuovere i colloqui». Il riferimento è al "Documento sulla soluzione politica della crisi ucraina" in 12 punti diffuso da Pechino il 24 febbraio, i cui spiccano salvaguardia della sovranità e integrità territoriale e il rifiuto dell'uso delle armi nucleari.

Il piano è stato bocciato da Usa e alleati, secondo i quali solo il ritiro delle truppe russe dall'Ucraina può fermare la guerra. Mentre il presidente Volodymyr Zelensky ha mostrato disponibilità per un colloquio con Xi, senza tuttavia ricevere risposte ufficiali. Giovedì invece il suo ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha chiesto lumi all'omologo cinese Qin Gang sul significato attribuito da Pechino alla definizione 'sovranità e integrità territorialè. La Casa Bianca ha incoraggiato la Cina ad avere dialoghi diretti con l'Ucraina, malgrado i rapporti Washington-Pechino si siano bruscamente raffreddati dopo il balloon-gate. Mentre lo stesso Xi ha attaccato esplicitamente per la prima volta l'amministrazione Biden e l'Occidente accusati di voler «contenere, accerchiare e sopprimere» la crescita del Dragone.

Sugli ultimi report dei media sulla fornitura di armi, il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha glissato: Pechino «ha sempre svolto una normale cooperazione economica e commerciale con tutti i Paesi del mondo, inclusa la Russia, sulla base dell'uguaglianza e del vantaggio reciproco. La Cina ha un atteggiamento prudente e responsabile nei confronti delle esportazioni militari». Così, a 48 ore dalla partenza per Mosca, non è chiaro quale approccio il leader comunista adotterà con Putin, destinatario di un infamante mandato di arresto della Corte penale internazionale con l'accusa di crimini di guerra per la deportazione illegale di bambini. Né se Xi vorrà premere per una soluzione di compromesso avendo comunque interesse a non tagliare i ponti con l'Europa, essenziale per rianimare l'economia del Dragone del post-Covid. Se mediare la ripresa delle relazioni tra Arabia Saudita e Iran è stata facilitata dal peso cinese di primo partner commerciale di entrambi, nel caso di Russia e Ucraina i margini sono più indefiniti. I paletti, per cominciare, li hanno fissati gli Stati Uniti, in profondità: «Non parliamo per il presidente Zelensky, ma noi non sosteniamo un cessate il fuoco in questo momento perché favorirebbe Mosca e ratificherebbe le sue conquiste», ha messo in chiaro John Kirby, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. I margini sono strettissimi.

 

 

 

 

 


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