Iran, impiccato Mohsen Shekari (23 anni): prima esecuzione di un manifestante dopo le proteste

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In Iran è stata eseguita la prima condanna a morte di un manifestante dopo le proteste: impiccato Mohsen Shekari, aveva 23 anni. L'Iran ha annunciato di aver giustiziato il primo prigioniero ufficialmente condannato per un presunto crimine in seguito alle proteste organizzate nel Paese dopo la morte della giovane donna curda Mahsa Amini, che si trovava in custodia della polizia iraniana per non avere indossato correttamente il suo hijab.

 

Ucciso a 27 anni per aver festeggiato la sconfitta dell'Iran ai Mondiali, arrestato il capo della polizia

 

 

Impiccato Mohsen Shekari

Il prigioniero, Mohsen Shekari, è stato condannato per aver ferito «intenzionalmente» una guardia di sicurezza con un lungo coltello e bloccato una strada nella capitale, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Tasnim, ed è stato impiccato questa mattina.

 

Rigettato il ricorso

Le autorità iraniane hanno rigettato il ricorso dell'avvocato del prigioniero, ritenendo che «non sia né valido né giustificato», in quanto ritengono che si sia reso colpevole di «crimini di guerra» bloccando la strada, minacciando con le armi e affrontando gli agenti. La Corte Suprema dell' Iran - che ritiene che le azioni del manifestante siano state un «esempio di ipocrisia» - ha approvato la sentenza stamattina e le ha dato esecuzione. I magistrati si basano su presunte dichiarazioni di testimoni dell'accaduto, i quali avrebbero assicurato che i presenti erano molto spaventati dalla presenza del manifestante armato. Il portavoce del Dipartimento di Giustizia, Masoud Setayeshi, ha spiegato che per lo stesso reato altre undici persone, tra cui tre minorenni, sono state condannate a «lunghe pene detentive», secondo l'agenzia Isna.

 

Undici condannati a morte

La magistratura iraniana ha finora annunciato che 11 persone sono state condannate a morte per le proteste iniziate a metà settembre dopo la morte mentre era sotto la custodia della polizia morale di Mahsa Amini, arrestata per aver indossato il suo hijab «impropriamente».

Le proteste guidate dalle donne si sono estese a 160 città in tutte le 31 province del Paese e sono viste come una delle sfide più serie per la Repubblica islamica dalla rivoluzione del 1979. I leader iraniani le hanno descritte come «rivolte» istigate dai nemici stranieri del Paese e hanno ordinato alle forze di sicurezza di «affrontarle con decisione».

Finora, almeno 475 manifestanti sono stati uccisi e 18.240 sono stati arrestati, secondo l'agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani Hrana che ha anche riferito la morte di 61 membri del personale di sicurezza.

 

 

 

 

 


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