Alice Neri morta carbonizzata, le foto della 32enne (Fotogramma)

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Il giallo della morte di Alice Neri continua a vivere di tante lacune irrisolte. La donna di 32 anni, il cui cadavere è stato trovato all'interno della sua auto carbonizzata, continua a far parlare la trasmissione televisiva Quarto Grado che ha ricostruito i suoi ultimi spostamenti. Nel tentativo di ricostruire la dinamica del delitto, spunta un mistero nel mistero: il cellulare della donna non è mai stato rinvenuto.

 

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Indizio chiave

 

 

 

E proprio il telefono della donna potrebbe essere una delle chiavi decisive per risolvere il mistero della morte della 32enne. Stando a quanto ricostruito, infatti, il pomeriggio della scomparsa Alice ha continuato a scrivere messaggi al marito Nicolas come ogni giorno. Dopo il turno di lavoro, terminato alle 16.30, la donna aspetta più di un'ora prima di fare rientro a casa. Dalla fabbrica alla sua abitazione avrebbe impiegato circa 20 minuti, ma al compagno dice di aver tardato perché impegnata sul luogo di lavoro. Anche nella chat con il marito Alice non rivela mai dov'è. «Arrivo» scrive quando Nicolas le chiede per la seconda volta dove si trovi. Giunta a casa intorno alle 18.30, annuncia di dover uscire per un aperitivo con un'amica e si chiude la porta dell'appartamento alle spalle senza cambiarsi.

 

L'incontro con il collega


Alle 19.45 Alice si ferma allo Smart Cafè, locale sulla strada per Mirandola, in provincia di Modena. Qui aspetta il collega Marco per circa dieci minuti: i testimoni hanno riferito di averla vista parlare tranquillamente al telefono. Con l'amico sardo, la 32enne ha trascorso circa 6 ore. I due, secondo quanto riferito dagli avventori del bar, hanno parlato e scherzato serenamente fino alle 2 del mattino. A quell'ora il locale ha chiuso e i due si sono spostati nel parcheggio. Stando alle riprese delle telecamere di sorveglianza, Alice e Marco sono rimasti nel piazzale del bar per circa 15 minuti prima di salire sulle loro auto. Alle 2.30 una telecamera riprende l'auto del collega svoltare a destra in prossimità di un semaforo mentre, 10 minuti dopo, la stessa videocamera ha immortalato la macchina di Alice che svoltava nella direzione opposta.

 

La geolocalizzazione

 

E nonostante il cellulare non sia ancora stato ritrovato, quello che è noto è che alle 2.51, la telecamera di un caseificio ha ripreso l'auto di Alice nei pressi delle campagne di Concordia. Alla guida della vettura vi è una sola persona, ma le immagini non permettono di capire se al volante vi fosse proprio la 32enne. Il marito della giovane vittima si è accorto della sua assenza intorno alle 6 di mattina del giorno dopo, quando si è svegliato per andare al lavoro. Dopo averla chiamata per quasi dieci volte sul cellulare si allarma e attiva l'opzione «trova il mio cellulare» per localizzare il dispositivo della compagna che viene individuato nei pressi delle campagne di Concordia. Il segnale acustico, se non disattivato, può durare anche 5 minuti ma quella mattina viene interrotto dopo circa 10 secondi. Da allora Nicolas non ha più avuto notizie di Alice. A quel punto l'uomo chiama il fratello della 32enne. Insieme iniziano le ricerche, poi Nicolas si reca a casa dell'amica che Alice avrebbe dovuto vedere per l'aperitivo. Qui scopre la verità: la moglie gli aveva mentito, forse per non suscitare la sua gelosia. Subito dopo va a sporgere denuncia alle forze dell'ordine.

 

Il dettaglio da chiarire

 

Dopo la denuncia, il marito non si dà pace e a casa di alcuni amici decide di utilizzare la geolocalizzazione di Google per avere notizie più precise su dove si trovasse il cellulare di Alice. Così scopre che il dispositivo elettronico della donna era stato geolocalizzato per l'ultima volta presso lo Smart Cafè intorno alle 3.40 del mattino. Questo dettaglio è ancora oggi al vaglio degli investigatori. Se fosse vero, incrociando la geolocalizzazione del cellulare con le immagini delle telecamere di sorveglianza, si potrebbe pensare che Alice sia tornata presso il bar prima del delitto. L'ipotesi, però, è che intorno alle 3.40 di quella mattina il telefono fosse già nelle mani dell'assassino

 

 


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