Alex uccise il padre violento: gli atti alla Corte Costituzionale

foto

Giudizio sospeso per Alex Pompa, il giovane che nell'aprile 2020 a Collegno, nel torinese, uccise con 34 coltellate il padre. La Corte d'Appello dopo oltre 5 ore di camera di consiglio ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla norma introdotta dal cosiddetto “Codice rosso” relativa al bilanciamento di alcune attenuanti sull' aggravante del rapporto di parentela tra vittima e colpevole che impedisce, quindi, di giungere a una pena più bassa. In sostanza: per i giudici quello di Alex è stato omicidio e non legittima difesa ma 14 anni di condanna sono troppi. 

 

 

Uccide fratello e cognata, l'ipotesi choc: «Non è stato un raptus, pensava che complottassero alle sue spalle»

 

Questione di legittimità costituzionale

A invitare il giudice a sollevare una questione di legittimità costituzionale per poter raggiungere una pena minore era stata anche l'accusa che aveva chiesto per il giovane una condanna a 14 anni. La difesa aveva invece chiesto l'assoluzione per legittima difesa. Il giovane, in primo grado, nel novembre 2022, era stato assolto. Dalla lettura, in aula, dell'ordinanza è emerso come i giudici non abbiamo ritenuto che il fatto sia avvenuto per legittima difesa anche putativa o per eccesso colposo, ma lo hanno qualificato come omicidio volontario pur sottolineando la sussistenza dell' attenuante della provocazione. 

 

Bolsonaro in lacrime: «Vaccino Covid? Avevo paura, mia moglie è stata male. Attaccate me ma non mia figlia»

 

Il legale di Alex: «Deluso dalla Corte, il ragazzo non è un assassino»

«È chiaro che Alex sarà condannato. Ora il processo è sospeso, ma l'ordinanza afferma chiaramente che non è un caso di legittima difesa e, quindi, la sentenza sarà di colpevolezza. Ricorreremo in Cassazione. Ma sono molto amareggiato. Alex non è un assassino e questo non è un omicidio». Lo ha detto l'avvocato Claudio Strata, difensore di Alex Pompa, il giovane processato a Torino per aver ucciso il padre del corso dell'ennesima lite in famiglia. I giudici della Corte d'Assise d'appello, oggi pomeriggio, dopo una lunga camera di consiglio, hanno inviati gli atti alla Corte costituzionale sollevando una questione di legittimità della norma.

 

La madre: «Alex non è un assassino. Se non fosse stato per lui io sarei morta»

«Alex non è un assassino. Basta guardarlo negli occhi per capirlo. Se non fosse stato per lui io non sarei viva, non sarei qui. Sì, forse è questo che non sono riuscita a far capire alla corte». Lo ha detto la mamma di Alex Pompa, il giovane processato a Torino con l'accusa di avere ucciso il padre nel corso dell'ennesima lite in famiglia, subito dopo la decisione della corte di Assise di Appello di trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale. Dall'ordinanza si ricava che a differenza dei giudici di primo grado, che avevano assolto il giovane, quelli di appello non ritengono che si sia trattato di legittima difesa. 


RIMANI CONNESSO CON LEGGO