A nozze a 13 anni col suo stupratore: «Era incinta, papà contro l'aborto». L'incubo delle spose bambine

A nozze a 13 anni col suo stupratore: «Era incinta, papà contro l'aborto». L'incubo delle spose bambine

di Domenico Zurlo
Quella di Dawn è una storia terribile, che risale agli anni Novanta, ma che non è l’unica del suo genere. L’ha raccontata qualche giorno fa il New York Times ed è ambientata negli Stati Uniti, nazione così evoluta ma che deve fare i conti spesso con problemi sociali gravissimi: come quello delle spose bambine, tema su cui gli Usa si battono a livello globale, ma anche in casa loro.

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Dal 2000 al 2010 infatti in quasi 250mila matrimoni la sposa era minorenne, secondo i dati della ong Unchained at Last. E Dawn Tyree, che si sposò vent’anni fa a 13 anni, rappresenta a pieno questo tipo di tematica: stuprata da un uomo di 32 anni, un amico di famiglia, fu indotta alle nozze dai genitori perché era rimasta incinta. Al quotidiano newyorkese ha raccontato di quell’amico di famiglia a cui era stata affidata, e che quando aveva appena 11 anni iniziò a molestarla: «Mi fece credere che il sesso fosse una cosa normale tra noi», le sue parole.



A 13 anni Dawn restò incinta, ma i genitori, anziché andare dalla polizia, scelsero un’altra via: il matrimonio. «Per mio padre, conservatore, l’aborto non era un’opzione praticabile», racconta. «Andammo in tribunale, e un giudice mi chiese se volevo davvero sposarmi. La mia risposta fu sì. Per un paio di settimane, mi avevano detto che era la cosa migliore per me, e che dovevo rispondere in quel modo».

Secondo il Times, sebbene siano passati vent’anni, le cose non stanno molto diversamente oggi: a volte sono le famiglie, religiose e conservatrici, a costringere le figlie alle nozze forzate. Un mese fa lo Stato del Delaware ha proibito i matrimoni con minorenni, senza eccezioni, ma è l’unico Stato ad averlo fatto: negli altri, anche se la legge dice che bisogna avere almeno 18 anni, ci sono delle eccezioni, quando c’è l’accordo dei genitori o quando la sposa è incinta.

«Il matrimonio era un modo per coprire lo stupro, per evitare che intervenissero i servizi sociali, e per impedirmi di essere una ragazza madre non sposata - ricorda ancora la giovane mamma, ora 33enne - era anche per evitare accuse contro i miei genitori, e tenere mio marito fuori di prigione». Dopo un anno arrivò già il secondo figlio, a 15 anni il divorzio: il suo terrore era che il marito pedofilo violentasse anche i suoi figli. Ed è successo, insiste il quotidiano, non in situazioni di degrado, ma in famiglie normalissime, cattoliche. Come si può permettere tutto questo?
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Giugno 2018, 18:06
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