«Voglio una birra»: un uomo paralizzato ricomincia a parlare dopo mesi di silenzio attraverso un impianto cerebrale

Lo studio pubblicato questa settimana su Nature

«Voglio una birra»: un uomo paralizzato ricomincia a parlare dopo mesi di silenzio attraverso un impianto cerebrale

di Elena Fausta Gadeschi

Dopo mesi di silenzio, un uomo completamente paralizzato a letto è tornato a esprimersi attraverso un impianto cerebrale di ultima generazione e ha chiesto ai propri caregiver una birra.

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Uomo paralizzato ricomincia a parlare grazie a un impianto cerebrale

Sembra la scena di un film, ma è tutto vero. È successo al Wyss Center di Ginevra, Svizzera, dove un uomo, da anni paralizzato a letto a causa della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ha potuto comunicare con i propri familiari tramite degli elettrodi impiantati chirurgicamente nel suo cervello.

Componendo frasi al ritmo di un solo carattere al minuto, l'uomo, che oggi ha 36 anni, ha potuto fare una serie di richieste: come bere una birra, ascoltare della musica, ricevere un massaggio alla testa da sua madre e ordinare del curry. Tutto attraverso la forza del pensiero e a questi elettrodi, che traducono l'attività cerebrale in comandi.

Fino ad ora, non era mai stato testato un impianto cerebrale su un paziente completamente paralizzato e non era noto se la comunicazione fosse possibile anche per le persone che avevano perso ogni controllo muscolare volontario.

«Il nostro è il primo studio che consente la comunicazione da parte di qualcuno che non ha più alcun movimento volontario e quindi per il quale il BCI è ora l'unico mezzo di comunicazione», ha detto il dottor Jonas Zimmermann, neuroscienziato presso il Wyss Center. Il caso più eclatante è stato quello del defunto fisico Stephen Hawking che, vincolato all'immobilità dagli Anni 80 a causa di una malattia del motoneurone, verso la fine della propria vita si è affidato a un dispositivo di comunicazione controllato da un singolo muscolo della guancia.

Stavolta invece il paziente di Ginevra comunica solo con la forza del pensiero.

Lo studio pubblicato su Nature

«Questo studio risponde a una domanda di lunga data sul fatto che le persone con sindrome da blocco completo – che hanno perso tutto il controllo muscolare volontario, incluso il movimento degli occhi o della bocca – perdano anche la capacità del loro cervello di generare comandi per la comunicazione».

Lavorando con i ricercatori del Wyss Center for Bio and Neuroengineering di Ginevra, in Svizzera, il paziente affetto da Sla ha acconsentito che gli venisse applicato l'impianto cerebrale nel 2018, quando aveva ancora la capacità di utilizzare il movimento oculare per comunicare. Ci sono voluti tre mesi di tentativi infruttuosi prima che fosse raggiunta una configurazione che consentisse al paziente di utilizzare i segnali cerebrali per produrre una risposta binaria a un programma di ortografia, rispondendo «sì» o «no» a delle specifiche domande. Ci sono volute altre tre settimane per produrre le prime frasi, e nel corso dell'anno successivo il paziente ha prodotto dozzine di frasi. «Per cibo voglio avere curry con patate e zuppa di patate» sarebbe stata una delle sue prima richieste. L'uomo è stato anche in grado di interagire con sua moglie e suo figlio di 4 anni, generando il messaggio: «Amo il mio fantastico figlio».

I risultati di questa ricerca, che spalancano nuovi orizzonti nel campo delle malattie neurodegenerative, è stata resa nota in uno studio pubblicato questa settimana sulla rivista Nature Communications. Lo studio, intitolato «Interfaccia ortografica che utilizza segnali intracorticali in un paziente completamente bloccato abilitato tramite formazione di neurofeedback uditivo», ha osservato che il sistema di comunicazione BCI può essere utilizzato a casa del paziente, anche da remoto tramite pc.


Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Marzo 2022, 20:00
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