Venezuela, i militari sparano al confine: 2 morti e 12 feriti

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Sale la tensione in Venezuela dove i militari hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, a poca distanza dalla frontiera con il Brasile. Una donna è rimasta uccisa, con un altro indigeno, e almeno 12 persone sono rimaste ferite. Lo hanno reso noto su Twitter dirigenti locali e deputati dell'opposizione.

Il dirigente Pemon Jorge Perez ha confermato alla giornalista Clavel Rangel che una delle due vittime è Zoraida Rodriguez, una donna raggiunta da una pallottola vagante durante lo scontro, avvenuto nella località di Kumarakapay. Secondo le prime ricostruzioni dell'incidente uomini dell'Aretauka, la forza di sicurezza autonoma della comunità indigena, hanno cercato di fermare un convoglio di truppe che stava circolando verso Santa Elena de Uarein -località alla frontiera con il Brasile da dove dovrebbero entrare gli aiuti umanitari depositati nel paese vicino- quando i militari hanno aperto il fuoco.

 
 


Larissa Gonzalez, deputata dell'opposizione, ha informato che è riunita con i responsabili della comunità indigena, che avrebbero catturato tre militari, tra i quali un alto ufficiale, identificato solo come Montoya. Tamara Suju, avvocatessa specializzata nella difesa dei diritti umani, ha scritto su Twitter che i «militari sono mantenuti isolati perché li venga a prendere il ministro della Difesa», Vladimir Padrino Lopez.

GUAIDO'
Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano che ha assunto i poteri dell'Esecutivo, ha lanciato un nuovo appello alle Forze Armate del suo paese «e a tutti i venezuelani che sono disposti a contribuire per una uscita da questa crisi senza violenza». In un messaggio su Twitter, Guaidò ha chiesto ai militari di «dare un passo come quello del generale Hugo Carvajal», l'ex responsabile dell'intelligence militare di Hugo Chavez che ieri ha riconosciuto la sua autorità come capo dell'Esecutivo e ha chiesto ai suoi compagni d'armi che domani lascino entrare nel paese gli aiuti umanitari internazionali. «Solo così ci saranno garanzie e riconoscimenti per il vostro futuro, e il futuro di tutti», ha aggiunto il leader oppositore.

 


MADURO
Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha detto che il suo governo, dopo aver sconfitto «l'interventismo e il golpismo dimostrando la forza della nostra democrazia», ora sta «prendendo misure di carattere monetario e fiscale per contenere l'attacco del dollaro criminale», con «successi parziali che hanno fermato la crescita impazzita dell'inflazione».
In una lunga intervista al canale iraniano HispaTV, Maduro ha detto che la disoccupazione in Venezuela ha raggiunto il 6% alla fine del 2018 e che il governo contribuisce a stabilizzare stipendi e posti di lavoro, oltre a «offrire buoni di protezione, a complemento del salario, a più di 8 milioni di cittadini».


«All'orizzonte - ha spiegato il presidente - vedo due sviluppi positivi che coincidono: uno politico, di stabilità e vittoria, e uno di recupero economico, che permetterà che fioriscano le forze produttive». Maduro è tornato a stigmatizzare le «posizioni estremiste e senza senso» di Donald Trump, segnalando che «a Trump non interessa la democrazia venezuelana o l'assistenza umanitaria, bensì le ricchezze del Venezuela: il petrolio, l'oro, il gas, i minerali strategici, l'acqua».

«Trump sta crollando in tutti i sondaggi e ormai è disperato, e si è lasciato affascinare da questa idea che attaccando il Venezuela, Cuba o Nicaragua e lanciando un discorso di guerra potrà riconquistare consensi, ma io credo che questo lo porterà invece ad affondare completamente», ha aggiunto.


 
Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Febbraio 2019, 13:30
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